“Non sono vittime, ma dei caduti. Sono figure più forti del destino segnato”. Così il regista Marco Tullio Giordana definisce Lea e Denise, le due donne protagoniste del suo ultimo film Lea, , prodotto da Rai Fiction e Bibi Film, che andrà in onda mercoledì 18 novembre su Rai Uno. “Il film – spiega Eleonora (Tinny) Andreatta, Direttore Rai Fiction – racconta di Lea Garofalo e dell’intransigente volontà sua e poi di sua figlia Denise di non sottomettersi alla logica già scritta della ‘ndrangheta e delle sue leggi”.

Storie di lotta e ribellione che Marco Tullio Giordana aveva già raccontato anche in I cento passi (2000), con le vicende di Peppino Impastato: “Mi ha colpito che Lea ammirava quel film e l’idea che lo abbia fatto vedere alla figlia Denise, quando ancora aveva quattordici/quindici anni, dicendole io farò la stessa fine”.

“Tramite Lea e poi Denise – per Tinny Andreatta – vediamo il mondo criminale della ‘ndrangheta. Lo vediamo dall'interno, un mondo dove dominano la paura, il ricatto e la violenza. Il rapporto viscerale tra madre e figlia, così profondo, archetipico, diventa la leva che fa saltare l'omertà di un sistema”. “Grande responsabilità e onore – ammette Linda Caridi, che interpreta Denise – quando ho avuto la notizia. Ho cercato di rendere la fragilità di una ragazza che alla fine si trova da sola”.

“La televisione – spiega Tinny Andreatta – ne prende il testimone e continua con la forza della realtà che sostiene il racconto e diventa testimonianza e denuncia. E lo fa con un mezzo che arriva nelle case e viene visto da milioni di spettatori”.

“Non ho aggiunto niente – specifica Marco Tullio Giordana – non abbiamo toccato niente, perché la storia era già colma di colpi di scena così com’era”. “Giordana sottrae, asciuga, svuota i colori – conferma Tinny Andreatta –. Non c'è bisogno di spingere sulla retorica o di una partecipazione emotiva ed esibita. La forza della storia nuda colpisce profondamente e resta incisa nella coscienza e nella memoria”.

Ruolo importante nella storia e nel suo racconto l’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti: “La collaborazione di Libera è stata indispensabile – spiega Giordana –. Senza Libera non avrei fatto questo film. Sono delle figure eccezionali se penso a quello che hanno fatto per il nostro paese”. “La Rai – svela Tinny Andreatta – ha deciso di concedere questo film a Libera per portare nelle scuole questo messaggio di libertà”. “È molto importante – sottolinea Giordana – perché l’unico fattore su cui le mafie non sono preparate è l’aspetto culturale. Non pensano che poco per volta anche i film e le scuole tagliano l’erba e così l’incendio non si può più propagare”.