"Auto-distribuzione e un furgoncino per accompagnare il film in giro per l'Italia". Sono queste le tappe de Le ferie di Licu, opera seconda di Vittorio Moroni, in uscita il 4 maggio con 7 copie a Roma (Cinema Metropolitan), Milano, Napoli e, la settimana successiva, Firenze, Genova, Padova e Sondrio. Dopo 2 anni e 6 mesi di riprese, 4 mesi di guerriglia distributiva (la Tandem di Moretti, Lucky Red e Bim, pur apprezzando il film, non hanno accettato di distribuirlo), Le ferie di Licu uscirà in sala con Myself "grazie - dice Moroni - a due elementi: l'azionariato, con la proprietà del film suddivisa in piccoli spicchi tra quanti hanno creduto in noi, e la prevendita dei biglietti, per dimostarre agli esercenti l'esistenza di un pubblico interessato". "Fondamentale - prosegue il regista - è il tam-tam preventivo e il passaparola, che ci permetteranno di ovviare alla pesante situazione del sistema distributivo nazionale: per questo, dall'estate fino a Natale, organizzeremo un "Licu Tour" per accompagnare in furgoncino il nostro film in cineforum e rassegne sparsi per l'Italia. Tra film e pubblico il ponte è sempre più instabile, noi ci sforziamo perchè sia diverso". Dopo i 26.830 spettatori dell'esordio finzionale Tu devi essere il lupo, favorevolmente accolto dalal critica, Vittorio Moroni ha trasformato la propria associazione culturale in società (srl) con due vantaggi: "Quando abbiamo finito i soldi RaiCinema è intervenuta finanziando la post-produzione con l'acquisizione dei diritti d'antenna free nonché, grazie ai buoni risultati del mio primo film, ci potrebbero essere spiragli per una distribuzione internazionale di quest'ultimo: a Toronto Hot Docs ho ricevuto ottimi riscontri". Documentario, ma- dice Moroni - "non mi sento di tracciare un confine netto tra docu e fiction: quando racchiudi 2 anni della vita di una persona in 93' necessariamente si tratta di fiction...", Le ferie sono quelle di Licu, 27enne bengalese, musulmano, emigrato a Roma. Ottenuta la cittadinanza italiana, lavora dodici ore al giorno: magazziniere in un laboratorio tessile la mattina, cassiere in un negozio di alimentari la sera. Capelli impomatati, abbigliamento alla moda, Licu pare essersi integrato in modo soddisfacente. Un giorno riceve dalla madre la foto di una ragazza: Fancy, 18 anni, sarà sua sposa per volontà familiare. Strappate quattro settimane di ferie non pagate, vola in Bangladesh per approntare il matrimonio. Ma al suo arrivo, i negoziati tra le famiglie dei promessi sposi si complicano… "Non pensavo di fare un documentario - dice Moroni - stavo lavorando a una sceneggiatura fiction con due personaggi bengalesi, che si "ribellavano" alla mai scrittura: segno che la loro realtà non la conoscevo. Quindi ho deciso di aiutarmi con degli "appunti" visivi, poi ho pensato a un documentario corto di 30' minuti e alla fine, eccomi qui con 93 minuti grazie a Licu". "Il suo, e quello di tanti altri, è un conflitto tra la voglia di diventare molto presto romani e il grande orgoglio per le proprie tradizioni: con Licu queste due anime entravano spettacolarmente in scontro,a nche esteriormente dalle camice griffate al tifo per Totti" dice Moroni, stupito "perché pensavo volesse una sposa italiana, e invece ha "scelto" Fancy". Arrivati in Bangladesh - "Le nostre camere sono servite a far lievitare lo status di Licu agli occhi della famiglia di Fancy" - "ho riscontrato la strana percezione dei locali: la cinepresa era vista come una macchina fotografica, per i primi 10 secondi si mettevano in posa, per poi sciogliersi...". Sullo stile del documentario, Moroni dice: "Non ho avuto un atteggiamento giudicante, ma contemporaneamente non ho fatto finta di non esserci nel mio sguardo: spesso sono stato combattuto, non volevo non strasparisse il mio struggimento per la coppia: tra di loro sarà il tempo a decidere come nadranno le cose, il finale con i fuochi d'artificio è il mio messaggio di speranza per loro".