Roland Barthes, in una famosa lettera aperta ad Antonioni del 1995, scrive che il regista è, "al di là del cinema, uno degli artisti del nostro tempo". Nella definizione, basilare e perfetta nella sua semplicità, c'è tutta l'essenza dell'autore dell'Avventura. Antonioni in effetti è stato artista completo: regista, fotografo, pittore, scrittore, appassionato di musica. Interessato all'arte nel suo senso più esteso, non conosceva barriere tra una pratica e l'altra, anzi le ha sempre avvertite e vissute come contigue. I suoi film come  i suoi quadri nascondono un passaggio segreto, un ponte ideale per passare dalla pittura al cinema, dalla musica alla fotografia. Deserto rosso ne è un esempio evidente, con la ricchezza cromatica che ne fa tutt'oggi un tassello fondamentale della ricerca visiva ed estetica dell'arte moderna. E' infatti cinema allo stato puro ma anche pittura, poesia per immagini e studio sui suoni e i silenzi. Tutta l'attività di Antonioni è caratterizzata da un sentito e imprescindibile anelito alla ricerca e da una curiosità estetica che lo hanno portato a confrontarsi costantemente con il nuovo, fino a non disdegnare persino di dirigere Gianna Nannini nel videoclip Fotoromanza, esperimento personalissimo di videoarte unita alla musica. E che dire di Blow Up, fortemente influenzato dalla fotografia e dall'esplosione artistica della Swinging London? Ma Antonioni è stato anche scrittore, e i suoi racconti meritano un posto speciale nel quadro che ne compone la figura. "Quel bowling sul Tevere", che nel 1995 ha ispirato Al di là delle nuvole, è una raccolta dalla natura ambigua: né racconto letterario vero e proprio né soggetto per il cinema. Una forma ambigua, a metà tra le due scritture, eppure perfetta. Negli ultimi anni, a causa della malattia, Antonioni si è dedicato essenzialmente alla pittura, senza però dimenticare il cinema. I suoi quadri infatti  restano lo specchio di una visione non unicamente riconducibile all'arte visiva. Sono movimento cinematografico fermato sulla tela, colori che rimandano a Deserto rosso e al Mistero di Oberwald, geometrie che ricordano la perfezione delle sue inquadrature, ma anche, sorprendentemente, vuoti che rimandano ai famosi e interminabili silenzi posti all'interno dei film. Alla mano di Monica Vitti che lentamente si appoggia sulla spalla di Gabriele Ferzetti nell'Avventura senza che una parola spieghi ciò che sta accadendo tra i due. Alla celebre partita a tennis di Blow Up. Antonioni in sintesi è stato artista totale, e ha precorso i tempi essendolo in un'epoca in cui la definizione era lontana dall'essere usata con la frequenza smodata di oggi. In questo sta la sua grandezza. E, per citare ancora Barthes, la sua modernità.