“I veri eroi? Sono coloro che lavorano dietro alla macchina da presa”. Grande professione di modestia quella fatta da Tom Hardy al Lido. In fondo se Locke è un film eccezionale è anche merito dell'attore inglese (che ha dato vita a Bane nell'ultimo Batman di Nolan), da solo in scena per un'ora e mezza, a supportare tutto il carico emotivo della storia. D'altra parte l'omaggio di Hardy a Steven Knight non è affatto gratuito: Knight non è solo il regista dell'operazione ma anche lo sceneggiatore. Insomma la paternità, e dunque gran parte della sua riuscita, spetta indubbiamente a lui.
Presentato Fuori concorso e accolto dagli applausi, Locke è in tutto e per tutto Ivan Locke, un uomo qualunque alle prese con una decisione che cambierà definitivamente il corso della sua vita. Tutto il film è girato in presa diretta, dentro l'abitacolo di una macchina, dalla quale Locke, apprezzato direttore dei lavori per una grossa società edile, fa e riceve telefonate che riveleranno pian piano il dramma vissuto dal personaggio, la sua storia personale e la decisione a cui è pervenuto: “Stavo girando una sequenza in piena notte qualche tempo fa e mi si è accesa la lampadina – ricorda Steven Knight -. Da lì, ho iniziato a costruirci un film. L'idea di base era quella di prendere un qualsiasi uomo di strada, con una qualunque storia alle spalle, un uomo comune insomma”. Tanto che “all'interno di ogni bolla di luce che vedete all'interno dell'immagine – aggiunge - c'è il viaggio di qualcuno. Ogni luce è una storia diversa, un'eventualità”.
Dal canto suo Hardy dichiara di essersi ispirato a una persona precisa: “A un mio caro amico gallese – rivela - e alla fine quest'espediente ha funzionato. Quello che vedete però è frutto del mio istinto, estremizzato al massimo. Sono fiero del mio lavoro”. E poi: “Se ogni cosa è nella sceneggiatura, non è difficile seguire le indicazioni. Dipende solo da questo. E' la base di tutto. E questa era davvero ben scritta”.
Inizialmente confinato in 30 pagine, il copione di Locke è stato successivamente ampliato fino ad arrivare alle più canoniche 90 pagine: “Ma siamo arrivati a quel volume solo tre giorni prima delle riprese – confessa l'attore- . Per tutti noi la preparazione è stata panico puro. Per prepararmi alla parte, ho viaggiato in auto con un mio amico per chilometri e chilometri, ho raccolto i consigli di coloro che mi sono più vicini, mi hanno aiutato a rileggere il copione, un po' come si fa in teatro. Una volta sul set, viste le pagine aggiunte all'ultimo minuto, non conoscevo tutte le battute a memoria: le leggevo prima di andare in scena”. “Tom Hardy è stato straordinario – conclude e ricambia i complimenti il regista -. Sulla carta il mio protagonista era solo un'ombra. Il personaggio che avete visto, l'accento gallese, le sue intense espressioni, sono tutto frutto di Tom”.