"Matteo ha detto che il mio personaggio gli ricorda quello di Vittorio Gassman nell'Armata Brancaleone? Non credo possa esistere complimento migliore: adoro il cinema italiano di quel periodo". Così Vincent Cassel commenta il paragone fatto da Garrone per il personaggio del re interpretato dall'attore francese nel Racconto dei Racconti, tra qualche ora in concorso a Cannes e, da oggi, nelle sale italiane distribuito in 400 copie da 01 distribution.

Partendo da Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile (raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636), il regista di Gomorra e Reality ci porta in un passato dove una regina (Salma Hayek) è disposta a tutto pur di avere un figlio, una principessa, suo malgrado, è destinata a trascorrere il resto dei suoi giorni con un orco. Una povera vecchia non riesce a sottrarsi alla menzogna pur di trascorrere una notte con il re (Vincent Cassel), ma un sortilegio cambierà per sempre la sua vita. "Come sempre, per quanto riguarda i miei film, ci sono spaccature nel modo in cui viene accolto - dice Garrone riferendosi alla tiepida accoglienza della stampa straniera - ma credo che sia una cosa normale. Questo poi è un film che all'inizio può spiazzare, che magari non ti aspetti, ma se ci si lascia andare alla visione forse è più facile riuscire ad entrarvi. Qui al Festival, poi, la maggior parte del pubblico è formata da addetti ai lavori, il segnale fondamentale per me arriverà da questo primo weekend di programmazione in sala".

Girato in lingua inglese, il film è interpretato da un cast internazionale: oltre a Vincent Cassel, tra i protagonisti anche Salma Hayek, John C. Reilly e Toby Jones. "Grazie a Matteo sono arrivata in luoghi che non avevo mai raggiunto prima", racconta l'attrice, altra grande star femminile che contraddistingue la "linea rosa" intrapresa dal Festival di Cannes quest'anno, iniziando dal manifesto dedicato a Ingrid Bergman e dal film d'apertura diretto da una regista: "E' un bene, dice ancora Salma Hayek, ma resta il fatto che ancora oggi è la maggior parte degli uomini a raccontare di personaggi femminili e, molto spesso, capita che registe donne si adeguino a quel modo di vedere le cose...".