"Far vedere l'angelo dentro di noi, questo mi interessava". Era dal 1999 che Luc Besson non si metteva dietro una macchina da presa, ora è tornato con Angel-A, fiaba contemporanea ambientata a Parigi in uscita venerdì 17 marzo in circa 70 copie. Dopo aver prodotto una quarantina di film, Besson ha deciso di rimettersi in regia per un atto d'amore, quello per la splendida protagonista Rie Rasmussen, statuaria modella danese, con due cortometraggi in curriculum e il bollente incontro con Rebecca Romijn-Stamos filmato da Brian De Palma in Femme fatale. Fotografato in bianco e nero dal fedele Thierry Arbogast, Angel-a inquadra il rendez-vous tra il piccolo, brutto, scuro André (Jamel Debbouze) e l'alta, avvenente, bionda Angela. Dopo essere stato picchiato per l'ennesima volta, indebitato fino al collo, André decide di gettarsi da un ponte. Poco prima di cadere, nota una bella ragazza che fa lo stesso: Andrè la segue, salvandola dall'annegamento. Ma in realtà sarà lei, angelo piovuto dal cielo, a salvarlo. "Portare sullo schermo un angelo, anzi un angela, mi ha permesso - dice Besson - di interrogarmi sulla nostra dualità, con una coppia di personaggi dicotomica: grande / piccolo, a proprio agio / disagiato". "Non solo - prosegue il regista - dualità significa anche confronto tra angeli e demoni: quando stiamo davanti allo specchio con chi parliamo, con l'angelo che è in noi o con il demone?". Ma Besson, che sta lavorando da quattro anni all'animazione Arthur and the Minymois in uscita a fine 2006, si ritaglia anche siparietti ironici: "La vita degli angeli è difficilissima: da secoli si chiedono quale sesso abbiano e nessuno glielo ha mai detto". La protagonista Rie Rasmussen ringrazia Besson " per essere stato tra i pochi a dare un volto femminile agli angeli di celluloide" e aggiunge: "Mi sono sentita come Anita Ekberg (La dolce vita è il suo film preferito n.d.r.) con una missione". Abituato ad alti budget e a film spettacolari, Besson dice di aver voluto "tornare a girare qualcosa di più personale, per ricordarmi e ricordare che ogni cineasta è innanzitutto un artista: non c'è bisogno di fare sempre qualcosa di più grande, di voler conquistare il mercato a tutti i costi". Anche perchè, conclude con una nota polemica, "ho un rapporto privilegiato con il pubblico francese e questo ai giornalisti d'Oltralpe proprio non va giù".