Soltanto un folle può vivere un amore eterno. E' una delle ipotesi-shock avanzate da L'amore fatale, il film che Roger Michell ha ispirato all'omonimo romanzo di Ian McEwan. Agli antipodi rispetto all'ottimismo romantico del precedente Notting Hill, la pellicola - in uscita il prossimo 8 aprile - è un thriller psicologico sulla natura, i meccanismi e l'imprevedibilità dei sentimenti. "Tutti condividiamo l'interesse per l'amore - spiega il regista -, perché resta uno dei misteri più insondabili dell'esistenza. è soltanto un'illusione? Uno stratagemma biologico per indurci alla procreazione? Come e perché inizia e finisce? Le domande che pone il film sono drammatiche, ma stimolanti e universali". Protagonista della storia è l'involontario triangolo di cui si trova vittima il protagonista. In procinto di sposarsi con la fidanzata, inizia ad essere perseguitato da un folle che si innamora di lui, fino a distruggergli la vita privata e sentimentale. Mentre il suo rapporto di coppia va a rotoli, suggerisce il finale, l'unico sentimento che sopravvive è proprio quello del suo squilibrato persecutore.
"Il romanzo di Ian McEwan è una meditazione sulla natura dell'amore - dice Michell -. Da regista sono rimasto molto colpito dal suo straordinario connubio fra ricchezza di idee e forza della struttura narrativa". Proprio per questo motivo, prosegue, è stato necessario "tradire l'originale" per rispettarne lo spirito: "Il libro e il film coesistono in armonia, ma sono due entità ben distinte. La letteratura si avvale di digressioni e di meccanismi che al cinema non funzionano. Per riprodurli sul grande schermo abbiamo dovuto apportare alcune modifiche, introdurre nuovi personaggi". McEwan, coinvolto in veste di produttore associato, ha seguito passo passo anche la sceneggiatura : "Durante il lavoro di adattamento ci siamo confrontati spesso - racconta il regista -. Ha espresso il suo parere, avanzato le sue proposte, ma non ha mai contribuito direttamente alla scrittura del film". All'inizio, non nasconde Michell, aveva qualche perplessità: "Quando ha visto il risultato finale, però, si è detto molto soddisfatto".
Per il ruolo dei protagonisti, Michell ha puntato su Samantha Morton e Daniel Craig. Praticamente sconosciuto in Italia, l'attore aveva già lavorato con lui nel precedente The Mother, accolto con favore a Cannes nel 2003: "E' una vera promessa - dice -. Uno dei pochissimi volti del cinema inglese su cui scommettere. Adesso andrà a lavorare negli Stati Uniti e possiede tutte le carte in regola per diventare una star". Altra vecchia conoscenza del regista è Rhys Ifans, per lui già in veste comica nel precedente Notting Hill: "Ho puntato su di lui perché confidavo nella sua versatilità - spiega Michell -. Mi ha ripagato donando al personaggio un tocco di grazia e di innocenza che induce simpatia e compassione nei suoi confronti". Nel futuro il regista si propone di cambiare ancora. Dopo la commedia e il dramma, ha annunciato una storia di guardia e ladri, incentrata sul furto di un prezioso tesoro di diamanti. Ancora incerti titolo e cast, anticipa però che si tratterà di un film di genere, sulla scia di Topkapi e del più recente Ocean's Eleven. Più avanti, Michell si dedicherà poi a una rilettura per adulti della favola di Hucleberry Finn, in chiave dark.