"Oggi tutto quello che faccio è filtrato dall'amore per la mia famiglia, mia moglie e i nostri due figli: loro sono la mia priorità, anzi occupano le prime 10-15 posizioni della mia scala di valori". E' un Russell Crowe formato famiglia, quello che presenta a Roma Un amore per caso, diretto da Ridley Scott e in uscita natalizia il 15 dicembre distribuito da Medusa. Della neonata Festa del cinema capitolina, Crowe dice che "è un peccato che Un amore per caso non vi partecipi, era ora che Roma avesse un proprio festival internazionale e sicuramente sarà un successo". Della capitale Crowe ama ogni angolo, ma "in questi giorni è piena di turisti, dovrò ritornare in inverno". L'attore australiano, cresciuto in Nuova Zelanda e trapiantato a Hollywood, ritorna a lavorare con Ridley Scott, che l'ha diretto nel Gladiatore e in lingua italiana dice: "Dopo quel film, le aspettative per A Good Year - questo il titolo originale - erano molto alte, ma è un'opera completamente diversa, che mi ha permesso di condividere un secondo set con un artista eccezionale quale Ridley: abbiamo in comune il senso estetico, lo humour e i valori, siamo grandi amici". Sottolineando di non interpretare mai lo stesso personaggio né di ipotizzare un'influenza su di sé del proprio ruolo, Crowe descrive Max Skinner, il broker rampante protagonista di Un amore per caso, quale "un egoista, arido e isolato, a cui il successo non ha portato la gioia. Nonostante verrà presentato come una commedia romantica, il film parla soprattutto della riscoperta della vita: Max deve reimparare quello che aveva imparato da piccolo, rispondere alle grandi domande della vita, scoprire qual è la dimensione realmente privilegiata". Ambientato in Provenza, nel podere che fu dello zio di Max, Henry, Un amore per caso parla di uva, vigneti e vino: "Definirei il mio rapporto col vino - prima, durante e dopo il film - caloroso, inclusivo e di grande accoglienza". Se sul set ha degustato Chateauneuf du Pape, Crowe confessa di preferire i vini neozelandesi e australiani, i bianchi e lo shiraz Hill of Grace. Spinto e consigliato nella sua professione d'attore da uno zio, David, simile a quello della finzione, Crowe confessa di aver dato molto al suo personaggio, anzi di "aver dato il 100%, contribuendo alla sceneggiatura, con molta umanità: Ridley sa che se mi dicesse di gettarmi da una scogliera lo farei...". Se il personaggio di Max riesce ad abbracciare l'amore, i valori e godersi la vita, anche Crowe dice di "essersi sottratto all'esigenza di dover dimostrare qualcosa professionalmente: oggi non è più così, l'importante è la famiglia". Da ultimo, l'attore australiano parla dei suoi progetti. Se a oggi di un Gladiatore 2 "se ne parla solo in risposta alle domande dei giornalisti", Crowe e Scott si sono incrociati per la terza volta con American Gangster: "Ho appena finito di girare la mia parte, ora Ridley sta riprendendo il co-protagonista Denzel Washington, nel mezzo ci siamo ritrovati insieme sul set: Scott voleva una totale separazione tra il mio mondo e quello di Washington". "Nel film - prosegue Crowe - io interpreto un poliziotto e Denzel il criminale Frank Lewis, a parti invertite rispetto alla nostra precedente collaborazione in Virtuality nel 1995: invano cercherò di convincere i miei superiori dello stratagemma escogitato da Lewis per importare eroina dall'Estremo Oriente, ovvero le bare dei soldati Usa caduti in Vietnam".