Cartas da Guerra del portoghese Ivo Ferreira, in concorso a Berlino, racconta di come l’amore possa aiutare a sopravvivere a una guerra. La base della sceneggiatura sono le lettere scritte dallo scrittore portoghese António Lobo Antunes dall’Angola. In Angola Antunes ci arriva da medico nel 1971, nel pieno della guerra coloniale che il Portogallo cercava di vincere contro i guerriglieri che lottavano per l’indipendenza.

Nei 27 mesi di stanza nel deserto africano l’autore scrive lettere appassionate alla moglie incinta, che lo aspetta a Lisbona. All’inizio la donna è ancora presente in immagini singole di impressionante bellezza, dopo è solo la voce che legge le lettere di António. È così che la donna diventa sempre più lontana, un’immagine sfocata si potrebbe dire, tanto che ci si arriva a credere se esista davvero. È evidente che per il regista si trattava di fare una pellicola sulla forza della fantasia.

Bellissime immagini in bianco e nero, che quasi sempre mostrano la monotonia, anche cromatica, di un campo di battaglia, e solo a volte la sua brutalità. A commento testi di un desiderio e e malinconia che consumano. Questo inusuale concetto stilistico culmina in una grande sequenza dove António tutte le cose belle e i sentimenti che conosce li riassume in una selvaggia dichiarazione d’amore di quasi 5 minuti. Purtroppo il film, dopo quella sequenza, non si riprende più fino alla fine. C’è da dire che è il secondo momento di debolezza di un concorso altrimenti piuttosto valido.