Oltre ad averci regalato alcune delle opere più potenti e personali degli ultimi cinquant’anni di cinema italianoGianni Amelio è il regista che più di altri si è dedicato al rapporto padre- figli, mettendo in luce ritratti d’infanzia e adolescenza memorabili, con tutti i vizi e le virtù, le contraddizioni e le tenerezze, le ironie e le fragilità di cui si nutre la vita. Per questo Alice nella città e il Torino Film Festival hanno immaginato un omaggio che metta al centro il restauro di due film-chiave per capire l’opera di Gianni Amelio, perché esprimono con chiarezza assoluta il suo credo di autore e costituiscono una sorta di “prefazione” alla sua attività futura, dove già si mostra tutta l’attenzione per il mondo minorile.

Alice nella città ospiterà la proiezione della versione restaurata del film LA FINE DEL GIOCO del 1970, preziosamente conservato nell’archivio di Rai Teche insieme a molti altri capolavori del passato realizzati dai grandi maestri del cinema per la Rai, mentre il 37° Torino Film Festival proietterà la versione restaurata de IL LADRO DI BAMBINI (1992). 

 

Dichiarano Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, Direttori Artistici di ALICE NELLA CITTA’ “La fine del gioco è un film quasi profetico, perché anticipa Il ladro di bambini (1992) per il tema del viaggio e della prova fra adulto e adolescente e che disvela tutto il suo carattere di riflessione meta-cinematografica, in cui Amelio con un approccio finto-documentaristico si interroga sul metodo, sulle responsabilità e soprattutto sulla possibilità di fare televisione verità.” 

 

 

Emanuela Martini, direttore del Torino Film Festival, dichiara: ”Il ladro di bambini, oltre a essere uno dei film più popolari e amati di Gianni Amelio, si colloca a un crocicchio ideale, tra gli anni tormentati di Colpire al cuore e Porte aperte e i grandi affreschi che riflettono sulla nostra Storia e la nostra cultura (anche contemporanee), Lamerica e Così ridevanoIl ladro di bambini è un raro "road movie" italiano, da nord a sud tra disastri e speranze, attraverso gli occhi di tre "ragazzi" di età diverse, a volte occhi ancora "vergini", a volte occhi penosamente consapevoli. È del 1992, anno di tangentopoli: è un film libero, in cui si respira aria. E l'aria che ogni tanto allevia il dolore nei film dell'autore è un prezioso regalo ai suoi personaggi e al suo pubblico, Il pubblico del Torino Film Festival sarà felice di accogliere uno dei suoi precedenti direttori”. 

  

LA FINE DEL GIOCO di GIANNI AMELIO (Italia, 1970, 58’- B/N) il restauro è stato possibile grazie al sostegno di Alice nella città, l’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, Fondazione Cassa di risparmio di Calabria e di Lucania in collaborazione con Teche Rai, Studio Emme S.p.a. e Image&light S.r.l.

La proiezione del 25 ottobre alle 19.30 sarà anticipata da un incontro con il regista moderato da Emiliano Morreale

  

Sinossi: Un giornalista televisivo interpretato da Ugo Gregoretti conduce un’inchiesta sulle condizioni dei giovani ospiti di una casa di correzione del sud Italia. Dopo aver raccolto panoramiche dei luoghi dell’istituto, sceglie uno dei ragazzi del centro, Leonardo di 12 anni, per fare un’intervista: “Tu sei Leonardo, ma sei anche tutti i tuoi compagni”. L’intervistatore e il ragazzino si incontreranno di nuovo sul treno diretto verso il paese materno di Leonardo al fine di ultimare le riprese. E in questo incontro il dodicenne calabrese, lontano dalla telecamera, dice le cose che in televisione non si possono dire.

 

La proiezione de La fine del gioco sarà anticipata dal cortometraggio “Non è finita la pace, cioè la guerra” (Peace, meaning War, isn’t over) (Italia, 1996, 32') in collaborazione con UNICEF Italia e Rai Ragazzi.

Il corto è uno dei cinque contributi legati al progetto "Oltre l'infanzia - Cinque registi per l'UNICEF".

 

Sinossi: Una raccolta d’interviste a bambini di Sarajevo sulle molte esperienze di guerra, e sulle difficoltà di convivenza con l'avvento della pace. Una sintesi di altissimo valore poetico, di autentica civiltà dell’immagine. “E’ il frammento di una storia lunga più di cinquanta ore che oltre cento bambini di Sarajevo mi hanno raccontato” Gianni Amelio