Ci sono tante buone ragioni per amare la Mostra del Cinema. Ragioni che hanno a che fare con il provinciale e mai domo cuore patriottico, quello dei petti gonfi e del prestigio internazionale che ancora da queste parti dimora, con buona pace dei concorrenti agguerriti e dei polemisti di sempre. Ragioni che fanno rima con passioni, cinefile in primo luogo, perché vuoi o non vuoi il cinema d'autore, la voglia di sperimentare e l'impudenza di rimanere uguali a se stessi, snob con glamour, passa ancora di qui, e gli altri per il momento possono soltanto ammirare, aspettare e gufare. Il Leone d'Oro è, insieme alla Palma d'Oro dei cugini francesi, l'unico premio cinematografico al mondo che valga ancora qualcosa. Lo scriveva qualche giorno fa un noto giornalista italiano. Sottoscriviamo. Ma ci sono buone ragioni anche per amare il Lido? Qui l'ardore patriottico impallidisce e lascia il posto a un dispiacere senza frontiere: nessun pregiudizio, ma sembra quasi che a non amare noi (e la Mostra) sia proprio il Lido di Venezia, che si comporta come il più irritante degli ospiti a cui, piaccia o non piaccia, si deve far ritorno solo perché la casa è di quelle che merita. Dieci giorni dove ognuno cerca di spremere quanto e come può: dagli alberghi ai trasporti, dai supermercati ai ristoranti, una voglia di salasso che non conosce limiti. La contropartita? Motonavi che partono in ritardo, collegamenti a singhiozzo, cucine col coprifuoco (per la gioia di chi assiste alle proiezioni serali) e aree da recuperare, al di fuori dello "spazio del cinema" almeno. Immancabile rigore tedesco (ai limiti della buona educazione) e un'accoglienza da dimenticare. Che dire poi della polizia municipale, dei divieti invisibili e delle biciclette che si devono affittare e non possono sostare da nessuna parte? I cartelli ci sono, rispondono. Sfortunatamente non li legge nessuno perché li hanno fatti piccoli e li hanno nascosti senza fiatare. Ladri di biciclette. Abbiamo voluto titolarlo così questo pezzo, senza prendercela con nessuno in particolare. Il Lido da troppo tempo si accanisce con i suoi malcapitati ospiti come fossero polli da spennare. Nel 2011, intanto, sarà pronto il nuovo Palazzo del Cinema. Quanto costerà, dove verrà fatto e a che pro, non è dato sapere. L'urgenza è investire su un progetto architettonico che solo due mesi l'anno dovrà funzionare. E poi: re e palazzi, nomine e sedi. Se intanto il Regno attorno va a scatafascio, che importa? Venirci per credere, sia detto senza offesa, che di una critica "se non è vera, ignorala; se è ingiusta evita di irritarti; se è ignorante, sorridi; se è giustificata, impara da essa". Ammesso che si abbia l'umiltà di farlo.