Se ne La ricerca della felicità la chiave di lettura del protagonista e della storia era il cubo di Rubik, rompicapo impossibile per tutti tranne che per il genio matematico di Chris Gardner, in Sette anime c'è una macchina per la stampa, fuori uso, che torna a funzionare per la bella Emily (Rosario Dawson), grazie all'olio di gomito e alle competenze ingegneristiche di Ben Thomas (Will Smith). Può sembrare un dettaglio trascurabile della storia, eppure "aggiustare ciò che è rotto" è il compito che Ben impone a se stesso come via di espiazione alle proprie colpe.
Nel film precedente di Muccino, il personaggio di Will Smith riparava uno dei suoi scanner ad alta densità per assicurare al figlioletto e a se stesso "altre quattro settimane di ossigeno", trafficando di notte, nella struttura di accoglienza per senzatetto, cercando di non svegliare gli altri occupanti della camera. Il fascio di luce azzurrina che si accendeva nell'oscurità era un dono del Cielo per il protagonista, riproducendo al contempo l'effetto del proiettore nel buio della sala cinematografica, in una sorta di ammiccamento rivolto allo spettatore. In Sette anime la macchina per la stampa riparata è uno dei tanti gesti di cortesia nei confronti di Emily, che però non redime il protagonista: Ben Thomas non riesce ad "aggiustare" la propria anima, i suoi sensi di colpa sono schiaccianti, irreversibili.
Il regista Gabriele Muccino e lo sceneggiatore Grant Nieporte, al suo debutto nella scrittura per lungometraggi, puntano su un altro elemento in Sette anime: l'acqua. Da che mondo è mondo, l'acqua è simbolo di (ri)nascita, e quindi anche di morte, o meglio di passaggio dall'una all'altra. Ecco dunque che una medusa, un animale acquatico, si rivelerà un tassello importante nel mosaico della vicenda; ecco dunque che la villa in riva all'oceano viene regalata alla madre messicana vittima di violenze domestiche, per consentirle di iniziare una nuova vita insieme ai suoi due bambini; ecco che mentre Ben ed Emily si abbandonano finalmente alla passione in camera da letto, la pioggia batte sul vetro della finestra e spegne le candele sul tavolino in giardino, con un suggestivo dettaglio quasi degno della raffinatezza estetica di Zhang Yimou (meno felici gli innumerevoli primissimi piani dei volti dei vari personaggi, più di quanti l'occhio ne possa digerire); ecco che in una vasca da bagno, alla fine del film, Ben Thomas porta a compimento il suo disesgno disperato. Letteralmente: "privo di speranza".