Amore, bugie e calcetto, già nel titolo c'è l'ironica presunzione di raccontare l'abc del mondo moderno. A farlo è un regista, Luca Lucini, che sa raccontare la società nei suoi aspetti più umani e divertenti: "Io e Fabio Bonifacci, lo sceneggiatore, siamo stati giocatori di calcetto e trovo che questo sport sia la metafora della vita, uno sfogo universale e contemporaneo". Così è partita questa commedia che uscirà il 4 aprile in 250 sale: "Il film nasce anche da un trauma giovanile, una frase del grande allenatore Nereo Rocco che il mio vecchio mister - afferma Bonifacci, che dal suo script ha tratto un probabile best seller per Mondadori - diceva sempre: in campo sei come nella vita. Avevo 13 anni, non sapevo chi ero, e questa responsabilità mi terrorizzava". Il calcio al cinema, però, raramente funziona. "Da appassionato - riprende Lucini - lo so bene: non a caso ci tenevo a riprendere le partite con almeno due macchine da presa, provando e riprovando schemi precisi". Dalla sua un "calciomercato" generoso: Filippo Nigro, Claudia Pandolfi, Claudio Bisio (che a giorni girerà il nuovo film di Giulio Manfredonia, in cui sarà un sindacalista in una cooperativa di malati di mente "figlia" della Legge Basaglia), Angela Finocchiaro, Giuseppe Battiston e molti bravi comprimari (De Rosa, Mastalli e Rocco su tutti) hanno brillato anche perché tutti nel "ruolo" giusto. "Nereo Rocco - racconta il comico di Zelig - diceva anche "colpite tutto quello che si muove, se è la palla meglio". Era un filosofo. Il bello di questo film è che il calcetto è uno specchio, un pretesto per parlare della vita. Cos'è il nostro spogliatoio se non un momento di autocoscienza maschile?". Pandolfi e Finocchiaro, invece, si trovano in disaccordo sulle differenze di genere. "Gli uomini in branco si coalizzano - sostiene la prima -, le donne si massacrano". "Non è vero, è che a noi manca, crescendo, la dimensione ludica, mentre per loro è quasi un'esigenza fisica". Il cast è la grande forza del film, insieme alla regia, che accarezza Trieste facendola diventare una città mitteleuropea universale: "Battiston, Nigro, Bisio e Finocchiaro già li avevo in testa mentre scrivevamo i loro personaggi - riprende il regista - gli altri mi hanno folgorato con provini fantastici, come Claudia Pandolfi". Lucini, poi, riflette sul suo curriculum: "Il segreto è essere sinceri, affrontare le sfide e non sfruttare il successo. Io ho fatto la commedia per teen-ager quando sembrava impossibile (3 metri sopra il cielo) poi sono passato ad altro (L'uomo perfetto) perché il pubblico capisce quando sei disonesto, e se non lo sei ti riconosce e ti crede". Mentre tocca a Filippo Nigro dar voce al disagio degli attori. "Mancano qui in Italia film di genere, non solo le commedie. Se ci fossero Onora il padre e la madre o La famiglia Savage, Battiston non potrebbe essere il nostro Philip Seymour Hoffman?".