“Attraverso il Platz raccontiamo la fragilità della vita. Un luogo con tutte le sue anime che sta per essere distrutto, la vita che scorre verso al sua destinazione: dialoghi e gesti non possono che diventare ricordi”. Parola di Gianluca De Serio, che con il fratello gemello Massimiliano, porta fuori concorso a Venezia 72 I ricordi del fiume, documentario sul Platz, la più grande baraccopoli d’Europa, sugli argini del fiume Stura a Torino: oggi è stata smantellata, le mille persone che vi abitavano trasferite in case nuove, tornate nel proprio Paese o in balia del destino.

“Il Platz – continua Gianluca – è a due passi da casa, un luogo che eravamo abituati a sfiorare ogni giorno, ma che necessitava di essere scoperto, attraversato, portato alla vista, perché invisibile. Vi avevamo già ambientato qualche scena di Sette opere di misericordia, ed è stato una sorpresa in tutti i sensi: non ci aspettavamo lì dentro una vita così pulsante. Alla notizia del smantellamento, il giorno dopo siamo andati lì per conoscerlo”, e il regista torinese, classe 1978, spiega perché: “Il cinema per noi è memoria, dunque, salvezza. Il Platz era un luogo di fantasmi destinato a divenire esso stesso fantasma: fare cinema è andare oltre cronaca, stereotipi, il bombardamento quotidiano di immagini”.

A produrre il film La Sarraz di Alessandro Borrelli: “10 anni di conoscenza con i gemelli, quattro film insieme, questa è un’esperienza produttiva difficile, difficilissima, ma l’anno prossimo lo porteremo in sala” con Rai Cinema, rappresentata da Paola Malanga: “Il cinema del reale è la zona più innovativa, di sperimentazione ed esperienza. Quello dei gemelli De Serio è cinema etico”.

Gianluca e Massimiliano De Serio

Aggiunge Massimiliano De Serio, “è stato naturale girare al Platz, la prima volta di notte, freddissima, nel gennaio 2014. La decisione di entrare di notte subito è stata accolta nelle prime baracche come un gesto di fiducia nei loro confronti, e di tranquillità. Il Platz era un luogo vittima di pregiudizi e contraddizioni, ma la decisione di entrare di notte è stata subito accolta con simpatia”. Sulla decisione di una macchina da presa ad altezza d’uomo, il regista prosegue: “Non ci sono riprese dall’alto, perché non è la nostra esperienza, la nostra vita: film rispecchia la nostra geografia, la nostra esperienza, senza alcuna pretesa di raccontare vita di alcuno, ma con la sincerità del nostro lavoro. Due ore e venti minuti di film (la prima versione era lunga tre ore e mezza…) è tanto, ma – interviene Gianluca – anche la vita è lunga”.