Dall’11 al 23 agosto 2015, presso il MIC - Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta IL NOIR FRANCESE, rassegna in 10 film che intende offrire una panoramica sul genere noir francese.

Nonostante questo genere sia nato e maturato a Hollywood, ha subìto, nel corso degli anni, una commistione feconda tra immaginario europeo e statunitense. Fin dagli anni Trenta, infatti, in Francia si diffonde un cinema pessimista e realista che racconta amori maledetti e povertà umane; esponente di spicco di questo filone è Henri-Georges Clouzot, narratore di un mondo violento e colpevole descritto con angoscia e lucidità. Metà rassegna non poteva infatti non essere occupata da lui, che fin dal suo primo film, L’assassino abita al 21, si impose come regista e sceneggiatore di film noir carichi di suspence. Quando girò Il corvo, dopo la Liberazione venne allontanato dall’industria cinematografica poiché il film rappresentava un ritratto cupo e soffocato della provincia francese negli anni dell’occupazione nazista. Quando tornò a dirigere, nel 1947 realizzò Legittima difesa, che ebbe un enorme successo di pubblico; in cartellone poi I diabolici e Vite vendute.

Nel dopoguerra il noir fu tra i generi prediletti da Jacques Becker, di cui la Cineteca propone due film ad altissima tensione, Il buco, tratto da un romanzo di José Giovanni, basato su fatti realmente accaduti e Grisbì, con due strepitosi Jean Gabin e Jeanne Moreau, un classico del noir dal ritmo serrato e avvolgente.

Di Claude Chabrol in rassegna A doppia mandata, intenso ritratto di una determinata fetta di società, non privo di denunce e di accuse ben precise, un affresco di tutte le debolezze e le piccolezze umane, portate allo scoperto da un personaggio molto particolare e, nemmeno lui, esente da difetti, interpretato da Jean-Paul Belmondo. In calendario poi Ascensore per il patibolo di Louis Malle, che vede i due attori protagonisti (ancora la Moreau e Maurice Ronet) in un vero stato di grazia per una storia che fino all’ultimo minuto tiene lo spettatore col fiato sospeso. Infine, non poteva certo mancare il capostipite, il film manifesto della Nouvelle Vague, il capolavoro di Godard Fino all’ultimo respiro.