La verità prima di tutto. "La ricerca del vero è un valore assoluto ed è ciò che mi spinge a continuare a fare i film". Così messieur "L'inossidable" come lo chiamano qui, che è arrivato oggi sulla Croisette accolto da applausi e consensi per il suo The Exchange, ispirato ad un fatto di cronaca del 1928. Clint Eastwood è tornato a concorrere a Cannes nonostante le delusioni di qualche anno fa per Mystic River che, pur apprezzato, ripiegò a mani vuote: "Se ti invitano a un festival che ha un concorso bisogna parteciparvi, altrimenti che gusto c'è? Tutti siamo consapevoli che alla fine è un gioco, quindi vale la pena giocarlo bene, fino in fondo. Andare fuori concorso è come giocare in panchina. Le giurie - di cui io sono stato spesso membro - sono umane e hanno gusti dalle combinazioni imprevedibili". Al centro del dramma una madre a cui prima rapiscono il figlio e poi lo scambiano, interpretata da Angelina Jolie alla sua seconda passerella dopo Kung fu Panda: "Lavorare con Clint ha fatto sbiadire ogni altra mia esperienza precedente: indubbiamente il più grande talento con cui ho girato un film, sottile narratore di storie, splendido leader sul set". Il ruolo, struggente, non è dissimle da quello già incarnato dalla Jolie in A Mighty Heart, anche se in quel caso lo scomparso era il marito: "C'è una similitudine di storia ma in questo caso, essendo una madre che perde il figlio, siamo di fronte al peggiore dei mali. E lo dico non solo perché sono madre". Lo pensa anche Eastwood, che dopo Mystic River torna ad indagare sui piccoli in pericolo: "Mi sembra evidente che gli abusi sui più indifesi siano i crimini peggiori. Nel film c'è questo tema, naturalmente, ma anche la chiara accusa all'abuso di potere di chi, invece, dovrebbe proteggere la popolazione. Nel nostro caso la polizia di Los Angeles". A tal proposito il regista-attore rivela il motivo profondo per cui si è interessato al caso Collins: "è una storia che permette di riflettere sul sistema di allora e su come l'azione di un singolo sia riuscito a cambiarlo. Grazie alle insistenze di Christine aiutata dal reverendo interpretato da John Malkovich, i meccanismi di indagine e giudizio della LAPD mutarono radicalmente. È stato meraviglioso raccontare di come una madre sia riuscita a cambiare la vita di altri a questi livelli". L'attualità del film, come nella tradizione eastwoodiana, è evidente a chiunque: "Il nostro Paese va a periodi rivoluzionari: il 1928 fu uno di quelli. Oggi vedremo. Io so solo che pur di raccontare storie importanti lavorerò fino a 100 anni: d'altra parte mi sento l'energia di un ragazzino".