"E' un film che parla di come la proprietà ci divide dagli affetti e di come dovremmo smettere di considerare le cose il primo valore". Con queste parole Sergio Rubini presenta La terra, film da lui stesso sceneggiato, diretto e interpretato, in uscita nelle sale italiane il 24 febbraio distribuito da Medusa. Affiancato da un cast di ottimi attori: Fabrizio Bentivoglio, Claudia Gerini, Emilio Solfrizzi, Paolo Briguglia e Massimo Venturiello, Rubini torna a girare nella sua amata Puglia per raccontare una storia corale, quella di quattro fratelli che si ritrovano tutti insieme, dopo anni di lontananza, quando arriva il momento di vendere la vecchia masseria di famiglia. "Mi piaceva l'idea di questi fratelli uniti dal fatto di possedere una cosa in comune, ma che arrivano ad incontrarsi veramente soltanto quando questa cosa non c'è più" spiega il regista. "Gli effetti devastanti della proprietà sono noti a tutti - continua Rubini - ed è doloroso quando in famiglia arriva il momento di dividersi le cose. Sbarazzarsene allora diventa l'unico modo per ritrovare l'armonia con i propri affetti". Il film racconta anche di come a un certo punto della vita si venga chiamati ad assumersi una serie di responsabilità che mai avremmo voluto assumerci e che spesso provengono dalla famiglia. E' quello che succede a Luigi (Bentivoglio), costretto a tornare a casa dopo aver abbandonato il paese di Mesagne a causa di una furiosa lite con il padre e a farsi carico dei problemi dei suoi fratelli. "E' successo anche a me - continua il regista - purtroppo non è sempre possibile affrancarsi dall'essere legato a qualcuno a livello ematico e anche quando vorremmo scappare siamo obbligati a rimanere". La terra è anche un "giallo" e strizza l'occhio a Delitto e castigo di Dostoevskij. "C'è un clima di tensione crescente, un delitto e un personaggio, Luigi, che deve risolvere un enigma - spiega Rubini -. Il crimine rimarrà impunito e a questo contribuirà anche il fatto che, riavvicinandosi alla sua terra, Luigi dovrà fare i conti anche quelli che sono gli usi e costumi di un luogo primitivo". Con La terra il regista torna, inoltre, a lavorare con Domenico Procacci e la Fandango a 13 anni dal flop de La bionda: "Tanti sono gli anni che teniamo nel cassetto questo progetto" racconta il produttore. "Questo film è un po' la nostra terra - aggiunge Rubini - quella in cui ci siamo ritrovati dopo tanto tempo e nella quale abbiamo ricostruito quei rapporti di appartenenza che ci legano perché entrambi pugliesi".