La Sicilia degli anni '50: una location molto visitata dal cinema e, in particolare, da vari capolavori della commedia all'italiana. Quell'estate felice (in uscita venerdì 20 febbraio per M. Cinematografica) assicura però il regista Beppe Cino, intende "giocare al gatto e al topo con gli stereotipi" di quei film, come "la donna sicula sempre subalterna e nascosta dietro alle persiane". Per questo sono state apportate notevoli modifiche al romanzo di Gesualdo Bufalino Argo il cieco, a cui la pellicola di Cino si ispira liberamente, riservandosi la facoltà di "inspessire i personaggi", soprattutto quello della protagonista femminile, intorno a cui finisce per ruotare tutta la storia.
A interpretarla un'Olivia Magnani che secondo l'autore "ha la capacità di sintetizzare nel suo volto il percorso di autocoscienza vissuto dalle donne italiane a dagli anni '50 fino ad oggi". Accanto a questa figura femminile "forte e indipendente", un modesto professore di latino, nei cui ricordi rivive una Sicilia intrisa di nostalgia per il passato e di malinconia nei confronti "di un presente fatto di nulla".
Un film affresco, dunque, quello di Cino, che per portare a termine il progetto di Quell'estate felice ha dovuto aspettare molti anni. "Avrei dovuto farlo nel '93 per la Rai, ma ci furono resistenze per la sceneggiatura", che tocca in modo molto aperto temi sensibili come l'aborto. La sua uscita nelle sale rappresenta per il regista una vittoria, ma anche "uno sguardo d'Adieu a un'epoca che costituisce l'ultimo bastione del nostro passato, di un mondo ormai scomparso".