Nonostante la pioggia, numerosi personalità del mondo del cinema, della musica e del teatro, da Carla Fracci a Carlo Verdone, da Leo Gullotta a Lello Arena, da Giuliano Montaldo a Giulio Bosetti, si sono dati appuntamento questa mattina a Roma per protestare contro il costante taglio dei fondi pubblici per lo spettacolo e il suo mancato riconoscimento come elemento di crescita civile, sociale, culturale ed economica del Paese. Al grido di "La cultura costa, ma l'incultura costa molto di più", la manifestazione organizzata dall'Agis (Associazione Generale dello Spettacolo italiano) ha preso le mosse da piazza del Pantheon per poi spostarsi al teatro Argentina dove Gabriele Lavia ha letto un "Appello al Pubblico" firmato da migliaia di artisti e semplici cittadini. Erano circa 700 i partecipanti, tutti dell'opposizione i politici presenti: il segretario dei DS Piero Fassino, gli assessori al Comune, Gianni Borgna e alla Provincia Vincenzo Vita, l'ex ministro Giovanna Melandri. Il Presidente dell'Agis, Alberto  Francesconi, ha evidenziato "la scarsa attenzione e sensibilità delle istituzioni verso le attività dello spettacolo, che rappresentano invece una risorsa strategica per il paese, sia in termini di crescita civile ed economica, che di visibilità internazionale. I pesanti ritardi normativi, i continui tagli agli interventi pubblici, l'inesistenza ancora di incentivi all'afflusso di capitale privato, hanno ormai indotto una situazione di forte crisi in un settore, che impiega circa 200 mila addetti". L'Associazione chiede che lo Stato recuperi "la tendenza - continua il suo presidente - progressivamente perduta all'investimento, adottando un coerente progetto di riforma del settore, sostenuto da adeguate risorse". "Siamo stanchi di essere considerati dei giullari, la disattenzione del Parlamento e del Governo verso il mondo dello spettacolo deve cessare. La cultura è un bene necessario per il bene civile. Se siamo davvero un paese civile, la cultura è un bene necessario, come la scuola e la sanità" aggiunge Maurizio Scaparro, vicepresidente dell'Agis. Anche gli artisti fanno sentire la propria voce: "E' un momento di grande confusione e difficoltà - dice Carlo Verdone -. Non bisogna considerare il cinema come un malato terminale, come un fattore di serie B, non vogliamo l'elemosina. Il cinema è cultura, non solo divertimento". Per Gigi Proietti: "Questi tagli sono inspiegabili e non consentono ai giovani che vogliono intraprendere la strada dello spettacolo di farlo". Leo Gullotta definisce "assolutamente imbarazzante quello che sta accadendo allo spettacolo italiano. E' un momento molto basso e triste, siamo incrudeli a questa miopia". Secondo l'Agis, da quando è stato istituito (1985) il FUS (Fondo unico dello spettacolo) ha subito un decremento in termini di potere d'acquisto del 30: venti anni fa ammontava a circa 363 milioni di euro oggi di 464 milioni circa. Per esporre le proprie ragioni e preoccupazioni, una delegazione del mondo dello spettacolo verrà ricevuta oggi a Palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta, domani dal vicepresidente della Camera, Publio Fiori, e giovedì dal Presidente del Senato Marcello Pera.