Un kolossal epico e fantastico, popolato di maghe, schiavi e principesse. E' La promessa mantenuta da Chen Kaige al Festival di Berlino, con il suo nuovo film nelle sale dalla prossima primavera. In linea con la programmazione del fuori concorso, anche in questo caso budget e tasso spettacolare sono altissimi: già un successo al box office cinese, Wu-Ji - The Promise vanta il primato del film più costoso mai prodotto in Cina. Ben 17 viaggi a Pechino e una produzione durata due anni a cui si affianca un cast asiatico di primissimo piano. Cuore della storia è la controversa filosofia del regista cinese, Palma d'Oro a Cannes nel '93 con Addio mia concubina: "Il nostro destino è segnato - dice -. Ma questo non ci esime dal lottare per cambiarlo. Durante la Rivoluzione ho combattuto nelle campagne cinesi e oggi sono qui al festival di Berlino: la mia storia personale ne è una dimostrazione".
A incarnare la stessa parabola sullo schermo è il personaggio dello Schiavo, il valoroso e fedele servitore a cui presta il volto la star coreana Jang Dong-kum. In principio degradato a una condizione quasi animale, inizia il proprio riscatto grazie all'incontro con il Generale e la Principessa. Mentre al primo, il giapponese Hiroyuki Sanada già visto ne La contessa bianca e L'ultimo samurai, presta fedeltà assoluta, all'infelice sovrana che ha venduto la felicità per il trono dimostrerà tutto l'onore e la cavalleria apprese sul campo. "La storia ha preso corpo a partire dai personaggi - racconta Kaige -. Vendetta, invidia, ambizione: ciascuno incarna una passione umana e sono fra loro diversissimi. Ad accomunarli è però la consapevolezza di doversi opporre al loro destino e l'unica maniera per farlo è abbandonarsi all'amore". Scopo del film, dice Kaige, è appunto quello di lanciare all'Occidente un messaggio di libertà e di amore: "E' una storia universale, che parla anche a culture lontane. Mi rivolgo alle platee di tutto il pianeta, per richiamare tutti all'importanza dei valori e dei sentimenti". A rendere possibile l'operazione, anche le imponenti dimensioni della produzione: "Fino a poco tempo fa un film del genere sarebbe stato impensabile. Finché godremo della fiducia del mercato occidentale, anche noi cinesi potremo rivolgerci al resto del mondo". Nonostante gli Stati Uniti siano una delle principali platee a cui si rivolge, il regista di Together ci tiene a prendere le distanze: "Ci separano condizioni e background troppo distanti. Per il momento non provo il minimo interesse a lavorare ad Hollywood. Preferisco servire il cinema del mio paese e dedicarmi ai figli, che ho trascurato troppo per questo film". "Anche a loro faccio una promessa - conclude scherzando -: che d'ora in poi gli leggerò tante favole e li aiuterò con la scuola".