“Partiamo sempre da una storia che ci interessa e poi andiamo a toccare alcuni temi, anche sociali, a modo nostro”. Così fanno Lillo e Greg in teatro, e così fanno, con la loro opera prima dal titolo Dna, decisamente non adatti, anche al cinema. Anzi, in questo caso, più che sul grande schermo, sulle piattaforme Skyprimafila Premiere, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, CG Digital e Rakuten tv, dove il film sarà disponibile on demand, dal 30 aprile.

“Certo, non ci aspettavamo che non venisse proiettato in sala. Da amanti del cinema questo è davvero un grande rammarico. Ci dispiace molto, anche perché è un film a cui teniamo tanto e nel quale abbiamo messo l’anima. Ma è anche vero che questo è l’unico modo per arrivare nelle case e questo ci rincuora”, dice Lillo in collegamento su Zoom.

La prima volta dietro la macchina da presa è stata per il duo comico “un’esperienza entusiasmante” che sperano presto di ripetere. La storia, da loro scritta (con Edoardo Falcone), diretta e interpretata insieme anche ad Anna Foglietta, è una rivisitazione del capolavoro di Stevenson Lo Strano Caso del Dr. Jeckyll e di Mr. Hyde, già superbamente parodiato da Jerry Lewis nel film The Nutty Professor. C’è anche un po’ di  Woody Allen, James Bond e Mel Brooks. E vi hanno voluto mettere pure un po’ di quel cinema di quando erano bambini con “pozioni e alambicchi”.

E, sempre in riferimento alla loro infanzia, c’è soprattutto il tema del bullismo. Nel film infatti sono protagonisti due ex compagni di scuola elementare, il bullo (Lillo) e il bullizzato (Greg), molto diversi tra loro, uno aggressivo e ignorante, l’altro timido e colto, che si ritrovano da adulti e decidono di scambiarsi i codici genetici per migliorare le proprie vite.

“Entrambi da bambini siamo stati bullizzati- racconta Lillo-. Con questo film abbiamo un po’ esorcizzato il nostro passato e messo in scena la nostra situazione. Io per esempio ero obeso e sono stato molto preso in giro per questo motivo. Ci ho sofferto tanto. E’ quindi una cosa che ho vissuto in prima persona”. E Greg: “La diversità crea sempre astio nelle persone, forse perché appunto non viene riconosciuta come normalità e quindi viene ostracizzata in qualche modo. Io da bambino e per quasi tutto il liceo ero chiuso nel mio mondo disegnavo, leggevo libri e ascoltavo musica. Odiavo il calcio, le figurine e fare a botte quindi venivo bullizzato. Poi mi sono affrancato quando ho cominciato a suonare e con il senso dell’umorismo”.

Nella storia anche  Anna Foglietta che da piccola era “la sindacalista della classe, colei che difendeva dai bulli”, qui nel film in un triplo ruolo (moglie annoiata, trans e brava ragazza): “Non è stato semplice, c’era il rischio di fare tre macchiette, ma invece volevamo fare tre personaggi, tre donne diverse. C’è stato dietro anche un lungo lavoro di trucco e capelli. E’ stato divertente traslare da un personaggio all’altro e switchare in questo modo, ti rendi conto di come funziona il cervello di un attore. Avrei voluto fare un film intero su questa trans che dà non solo amore, ma soprattutto consigli”.

Nel film, prodotto da Lucky Red e Vision Distribution, anche tanti giochi di parole (Lillo doveva parlare una sorta di grammelot romanaccio, inizialmente volevano usare i sottotitoli poi si sono resi conto che erano troppo lunghi e non ci si sarebbe più concentrati sulle espressioni dei protagonisti) e il tema attualissimo dell’epidemia, in questo caso alimentare tramite fast food.

Ma visto che si parla di cambiamenti, c’è qualcosa che modifichereste del vostro carattere? “Vorrei avere il dna di qualcuno meno timido perché la timidezza è una brutta bestia e vedevo sempre che i miei amici approcciavano con più facilità di me con le ragazze. Nella vita ho lavorato sugli aspetti che non amo di me stesso e li ho talmente accettati e inglobati nel mio essere che ora mi dispiacerebbe abbandonarli. Per cui non cambierei forse nulla”, risponde Lillo. Mentre Greg: “Io sono molto meticoloso anche con me stesso, poche volte riesco a compiacermi di qualcosa che mi è venuto bene, perché penso sempre che si possa fare meglio. Ecco questo mio lato lo vorrei modificare. Penso che si possa sempre cambiare: alcune persone nascono e muoiono quadrate, altre invece no”.

E Anna Foglietta: “Conoscersi non è qualcosa che tutti hanno il coraggio e la voglia di fare perché comunque costa fatica e dolore. L’accettazione di sé fa parte di un cambiamento profondo in realtà. Con la quarantena ho scoperto di essere paziente, quindi se prima ero impaziente durante questo periodo sono cambiata. Però preferivo come ero prima. Ridatemi l’impazienza e la libertà!”.

Infine un pensiero va al futuro incerto e soprattutto alle maestranze del mondo del cinema. “Non si può dire quando torneremo sul set, giustamente bisogna essere cauti- dice Anna Foglietta-. Però è assurdo sparire dall’agenda politica di un governo perché noi lavoratori del mondo dello spettacolo creiamo un indotto. Inoltre ci sono tante maestranze che sopravvivono grazie a una giornata sul set. Per queste persone dobbiamo essere una cassa di risonanza”.