“La politica non è esclusa: non c'è quella dei politici, ma la politica siamo noi, nei nostri gesti e comportamenti. Qui non ci sono destra, sinistra e slogan, non c'è il palazzo, ma la società civile, quanti, per esempio, mettono in una busta 20 euro per L'Aquila”.  Parola del regista Gianluca Maria Tavarelli, tra Le cose che restano dell'Italia oggi c'è, appunto, “la società civile: spero che la gente si riprenda in mano il proprio ruolo, al di fuori del palazzo, contro le beghe di potere”.
Presentata in anteprima al Festival di Roma, sceneggiata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, nel cast Ennio Fantastichini, Paola Cortellesi, Claudio Santamaria e Lorenzo Balducci, la serie tv Le cose che restano prevede quattro puntate, in onda su RaiUno il 13, 15, 22 e 29 dicembre: “Raccontiamo una famiglia borghese (il padre Fantatischini, la madre Daniela Giordano, i figli Cortellesi, Santamaria, Balducci e Alessandro Sperduti, che muore subito) di professionisti, con una vita armoniosa, finché non viene colpita dal lutto del figlio più piccolo, che sconvolge gli equilibri. La casa si svuota: ciascuno cerca una strada fuori da una famiglia che non c'è più, attraverso incontri, problemi e nuove figure. Dopo i fermenti politico-sociali de La meglio gioventù, qui riflettiamo sui nuovi mondi, le scelte esistenziali che cambiano il senso di famiglia”, dice Rulli.
In effetti, il focus è proprio qui: “La famiglia è al centro sia dal punto di vista tradizionale, nella prima parte, che quale famiglia di affetti, quelli che costruisci nel corso della tua vita. Nell'ultima parte, c'è una famiglia allargata, la famiglia del cuore”. “inevitabile, dunque – prosegue il regista -  rapportarsi con l'omosessualità, l'immigrazione o “l'altro”: 5, 6 anni fa l'Italia era diversa, oggi per caprila non se ne può prescindere”.
Titolo preso in prestito da Emily Dickinson, co-prodotto da Italia (Angelo Barbagallo) e Francia, Le cose che restano – conclude Tavarelli – “sono quelle di ognuno di noi, le cose che fai e cambiano la vita degli altri. Il personaggio di Lorenzo (Balducci) dando una mano a una immigrata cambia la vita di lei e la sua, in meglio. E' questo il messaggio: aiutando gli altri aiuti te stesso, non dal punto di vista strumentale del sentirsi meglio, bensì perché la persone sono una risorsa”.