“Il prelievo di scopo è la strada più giusta. Da più di 30 anni il nostro cinema è sotto una cappa assistenziale che ha falsato la vita artistica di autori e produttori, dipendenti dall'andamento della politica: governi di sinistra più sensibili o la destra che ci guarda con odio, perché ci considera tutti comunisti”.
Così il regista Valerio Jalongo, di cui sta per uscire in homevideo (CH) Di me cosa ne sai, docu-drama che ritorna agli anni Settanta quando il cinema italiano dominava la scena internazionale, arrivando perfino a fare concorrenza a Hollywood. Poi, nel volgere di pochi anni, la fuga dei nostri maggiori produttori, la crisi dei registi-autori: ma quali le cause e le circostanze di questo declino, che ha lasciato sul campo 30 milioni di spettatori? Alternando testimonianze dei protagonisti di allora e di oggi, Jalongo racconta l'Italia da nord a sud, attraverso sale cinematografiche e ragazzini teledipendenti, Berlusconi e Fellini, centri commerciali e direttori di telegiornale, storie di esercenti appassionati e registi che lottano per i propri film, testimonianze di proiezionisti girovaghi e filmaker europei.
“Il 1975 fu l'ultimo anno magico del nostro cinema: c'erano Ponti, De Laurentiis, Grimaldi, uscì Novecento”, dice Jalongo, che auspica “il ritorno a condizioni mercato trasparenti e stabili: oggi c'è il problema dei trust, le risorse vanno e vengono, le società sono sottodimensionate e pure i film. Fino al '75, venivano esportati nel mondo per i valori spettacolari superiori a quelli francesi o tedeschi: oggi  facciamo molta fatica nel mercato internazionale e ai festival, dovendo accontentarci di budget inferiori allo standard”.
Il motivo? Nel mirino del regista de La scuola è finita, è “il monopolio, che oggi si chiama Sky: non paga adeguatamente i film italiani, a parità di successo privilegia gli americani, grazie a output deal con le major”. Ma il successo della commedia nostrana? Niente di nuovo:  “In tutti paesi europei questo genere nazionale va bene, perché gli americani non concorrono”, osserva Jalongo, che sta attualmente scrivendo con Linda Ferri “un film di fantascienza, ma senza astronavi, per parlare con linguaggi e generi diversi del nostro immaginario”.
Ritornando al sistema cinema, la salvezza secondo il regista può venire solo dal prelievo di scopo: “Noi dei 100autori siamo tutti d'accordo: è l'unica via per sottrarci alla politica. Il nostro movimento non è allineato a un partito, come lo erano le associazioni precedenti, e l'idea di un intervento statale volto a egemonizzare la cultura ci è altrettanto estranea. Viceversa, crediamo che lo Stato debba garantire un'espressione artistica e culturale florida, il mercato, i film indipendenti e i giovani registi. La diversificazione dell'espressione è un presupposto fondamentale della democrazia, soprattutto una fondata sull'audiovisivo come la nostra, e il prelievo di scopo riteniamo svincoli da un certo modo di concepire l'intervento culturale: da destra o da sinistra, comunque sia, è vecchio”.
Ma dell'attuale situazione politica cosa ne sappiamo? Alla luce dei sondaggi che non crollano nonostante gli scandali, Berlusconi dimostra per Jalongo “la trasformazione di cittadini in sudditi attuata dalla televisione e, secondariamente, il credito, anzi l'enorme prestigio, che gode ancora per essere stato importatore della tv privata all'americana, nonostante la palese inettitudine nelle vesti di Presidente del Consiglio”.