“Non è un film sul mondo delle aste d'arte, ma la storia ha quel background, con un protagonista che fa il battitore”. Parola di Giuseppe Tornatore, che ha appena terminato le riprese del suo nuovo film, La migliore offerta, prodotto da Paco Cinematografica in associazione con Warner Bros. Italia e UniCredit, girato in lingua inglese con location e interni a Vienna, Trieste, Bolzano, Parma, Praga, Roma, Milano e Merano. 
Il titolo, appunto: “Sono parole che mi hanno sempre attratto: la migliore offerta nel mondo delle aste è la più alta, mentre nelle gare d'appalto è la più bassa. Ha una valenza allegorica, il film è solo una storia d'amore, e  in amore non sai mai quale sia l'offerta migliore”. “Storia d'amore su una tessitura narrativa un po' misteriosa, gialla, thriller, anche se non ci sono assassini, investigatori o morti”, il film d'ambientazione mitteleuropea (“In Italia non avrebbe funzionato”) è interpretato da Geoffrey Rush, nei panni del battitore, il suo amico più anziano Donald Sutherland, la donna cui è legato, Sylvia Hoeks, e un genio delle riparazioni di congegni di ogni epoca, Jim Sturgess: “Quello di Rush è un uomo che all'inizio ha una personalità e alla fine una completamente diversa, è la storia di una trasformazione”. Grazie all'amore? “Può essere”, ribatte il regista premio Oscar, ma è difficile scucirgli di più.
Attualmente al montaggio, The Best Offer - questo il titolo internazionale - è interamente prodotto con capitali italiani e uscirà nelle nostre sale  il 4 gennaio 2013 (“Molto improbabile” un passaggio al Festival di Roma), e Warner lo distribuirà anche in Germania, mentre la Paco ha già fatto prevendite in Australia, Benelux, ed è a un passo con USA, UK e Francia.
Tornatore loda il suo protagonista, Geoffrey Rush: “E' la moglie a leggere e consigliargli i copioni, in 3 giorni Geoffrey mi ha risposto sì. E' un uomo molto simpatico, un attore monstre, con un metodo fortissimo ma capace di una grande leggerezza sul set: ogni mattina stringeva la mano a tutti, fino all'ultimo falegname”, e la troupe ha ricambiato, tributandogli un applauso scrosciante dopo l'ultimo ciak. Una scena contenuta nel backstage di 3' presentato stamane all'Ara Pacis di Roma a corredo della conferenza stampa di fine riprese.
Progetto nato dalla lettura dei cataloghi di case d'aste - “Sono attratto dalla descrizione delle opere in vendita: una fraseologia così attraente, sensuale e convincente” - La migliore offerta non è un progetto autobiografico come “il film della mia vita, Baaria”, ma - spiega Tornatore - non necessariamente è più facile: “In una materia che ti è propria ti muovi con disinvoltura, un mondo che hai dovuto studiare come questo ti impone un atteggiamento di maggior attenzione. Eppure, è vero, ho lavorato con un senso di maggior leggerezza, e credo me lo abbia regalato l'attitudine di Geoffrey, che scherza sempre”.
A margine, una battuta sulla situazione di Cinecittà Studios (Tornatore è tra i firmatari dell'appello dell'Anac, NdR): “Non deve essere quella che è stata negli ultimi mesi e anni, ma nemmeno si può perderla: non perché è un simbolo - i simboli possono finire - bensì l'Italia non se lo può permettere. Sogno che Cinecittà e il nostro cinema vengano rilanciati con formule nuove”. E, da ultimo, un commento sarcastico sulla sua Sicilia a rischio default: “Tutti se lo chiedono che cos'è questo default: non vorrei che per spiegarlo bene si sia scelto una parte di Italia…”.