Con un'iniziativa degna di lode, la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro ha dedicato l'Evento Speciale di quest'anno, il 20° dalla sua nascita, alla "meglio gioventù" del cinema italiano. Se negli anni passati venivano celebrati maestri come Ermanno Olmi, Marco Bellocchio e i fratelli Taviani, solo per citarne alcuni, quest'anno il festival ha scelto di rendere omaggio agli autori che, a partire dal 2000, hanno dato vita a una nuova generazione di cineasti già ribattezzata del Terzo Millennio. Paolo Sorrentino, Francesco Munzi, Eros Puglielli, Francesco Patierno, Saverio Costanzo, Alex Infascelli e Vincenzo Marra sono solo alcuni degli autori le cui opere prime (oltre 50) costituiscono la bella rassegna curata da Vito Zagarrio.Stasera è atteso a Pesaro Kim Rossi Stuart che presenterà la sua di opera prima, Anche libero va bene, già applauditissima a Cannes e scelta come film di chiusura della manifestazione. Obiettivo dell'iniziativa è quello di tracciare un quadro il più possibile esaustivo del "nuovissimo" cinema italiano. "Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ricambio generazione, il fiorire di nuovi autori non è tuttavia frutto di un movimento organizzato, come spesso è avvenuto in passato - spiega Bruno Torri, presidente del comitato scientifico della Mostra, nonché ideatore dell'Evento Speciale -, ma di un'infinità di percorsi espressivi e contenutistici anche molto distanti tra loro". Fino a che punto si può allora parlare di rottura o di continuità? E quali sono le difficoltà e i problemi ai quali vanno incontro i giovani esordienti? Da questi interrogativi ha preso il via questa mattina la tavola rotonda "Il dibattito no!" alla quale hanno partecipato molti dei  protagonisti della retrospettiva, insieme a critici ed operatori del settore. Ad affollare la sala del cinema Astra c'erano, tra gli altri, le attrici Jasmine Trinca (al festival anche in veste di giurata) e Valentina Cervi, i registi Daniele Vicari, Costanza Quatriglio, Luca Lucini, Stefano Mordini, Andrea Adriatico e Marco Amenta, i critici e giornalisti Roberto Nepoti, Roberto Silvestri e Michele Anselmi, e in rappresentanza dei produttori Carlo Brancaleoni di Rai Cinema. "Non c'è solo la fatica di arrivare a fare il primo film, ma soprattutto quello di farlo vedere - spiega la Trinca -. Personalmente ho un'opinione molto negativa del sistema, soprattutto politico, e spero che cambi rispetto alla cultura in generale, ma si dovrebbe parlare, oltre che di crisi, anche del fatto che ci sono bei film e registi con tante cose da raccontare". Più polemico Daniele Vicari che attacca la classe dirigente italiana: "I nostri politici - dice - sono totalmente incapaci di progettare il futuro dell'Italia e gli stessi produttori non hanno fiducia nei film che realizzano". E lancia una provocazione: "Smettiamo di fare film è inutile in queste condizioni  buttare via i soldi, che siano pubblici o privati". Il regista di Velocità massima non risparmia critiche neanche ai colleghi, "incapaci di discutere tra loro e di unirsi in una categoria organica". Per Amenta occorre limitare lo strapotere delle major accusate di monopolizzare le sale italiane, mentre Adriatico parla di nuove forme di produzione e si appella al digitale. Scettico Mordini: "Fare cinema è difficile anche con il digitale - dice -. E' il mercato che non funziona e questo avviene anche perché le scelte operate da produttori non sono sempre quelle giuste". Gli risponde Brancaleoni: "Il nostro compito è quello di fare da filtro tra il prodotto e il pubblico. E a quest'ultimo che dobbiamo rispondere e non alle esigenze personali di chi desidera fare il regista. Da parte sua Rai Cinema ha prodotto solo nell'ultimo anno ben 15 opere prime, tra le quali Anche libero va bene e Sangue di attori noti come Rossi Stuart e Libero De Rienzo, ma anche L'aria salata di Alessandro Angelini e Cardiofitness di Fabio Tagilavia. L'importante è ridare credibilità al cinema di casa nostra e riportare il pubblico ad avere fiducia in esso".