Trentacinque anni dopo Taxi Driver, Jodie Foster è ancora sulla Croisette, dove torna però nelle vesti inedite di regista. Fuori concorso il suo The Beaver, un dramma che esplora le relazioni familiari "senza virtuosisimi, ma con un stile realistico", come l'ha definito la stessa autrice. E, anche, "un film per rinascere": il riferimento è a Mel Gibson, protagonista della pellicola, chiacchieratissimo nome dello star system hollywoodiano (per lui non sono ancora finiti i guai giudiziari - 36 mesi di libertà condizionale e pagamento delle spese processuali - nati dopo le accuse di violenza della seconda moglie, Oksana Gregorieva), e grande assente della conferenza stampa: "Avrebbe voluto essere qui", ha commentato la Foster, che ha difeso l'amico e collega definendolo "una persona leale, piacevole, preziosa e molto vicina".
Non è da escludere che Gibson possa fare comunque la Montee des Marche o, come Malick ieri, entrare al Lumiere (dove si terrà la proiezione ufficiale del film) passando dal retro.
In The Beaver Gibson è un manager depresso che, spinto dalla moglie (sempre la Foster), si sottopone a una cura sperimentale a base di peluche: un castoro di pezza diventerà in effetti il suo amico inseparabile e, cosa ancora più assurda, la cura giusta per risalire la china.
"Non avrei potuto scegliere protagonista migliore di Mel - ha aggiunto l'attrice e regista - perché non sono molti gli interpreti capaci di maneggiare tanto il registro comico quanto quello drammatico. Ha dato al suo personaggio tutto quello che aveva". E poi: "Non so se potrà riabilitarlo, ma di sicuro il film lo ha spinto a ripensare alla sua vita, facendo emergere di lui il suo lato più profondo, quello che di norma tiene nascosto gelosamente".
La seconda vita da regista della Foster non si ferma qui, anche se il prossimo progetto, il già annunciato film su Leni Rienfesthal, non la vedrà dietro la macchina da presa: "Il progetto è complesso, la sceneggiatura è pronta, ma lo faranno altri".