"Che cos'è un film? Questa è la domanda che mi pongo ogni volta che inizio a girare una nuova pellicola. E il perché è che sono convinto che il cinema debba essere utile all'uomo". A parlare è Tsai Ming-liang, maestro indiscusso del cinema taiwanese, ospite della seconda edizione del festival del cinema asiatico, in programma a Roma fino al 14 novembre. Al regista la manifestazione - organizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia - dedica una retrospettiva: in cartellone Vive l'amour, Il fiume, The Hole, Che ora è laggiù? e il più recente Goodbye Dragon Inn. "Per la maggior parte della gente i film sono uno strumento d'intrattenimento - dice ancora il regista - e questo dipende dal fatto che gran parte delle pellicole si limitano a raccontare una storia, mentre dovrebbero fare molto di più". Nel caso di Tsai Ming-Liang "la riscoperta dell'uomo e la sua interiorità" sono l'obiettivo principale. "Per questo - spiega il regista - il mio è un cinema fatto soprattutto di corpi". L'elemento fisico sarà fortemente esasperato nel film che ha appena terminato di girare, un musical erotico, con balli e canti cinesi, dal titolo Una nuvola in cielo. E' il sequel del poetico Che ora è laggiù? "e i produttori francesi - dice - vorrebbero presentarlo a Cannes". In pochi sanno che Tsai Ming-liang in realtà è nato in Malesia, ma è cresciuto a Tawian. "E' qui che è avvenuto l'incontro con King Hu e che ho capito che il cinema poteva essere anche qualcos'altro rispetto ai tremila film di kung-fu che avevo visto da giovanissimo. Ma la vera folgorazione l'ho avuta con la scoperta del cinema europeo e soprattutto con i film di Fassbinder. Hollywood è molto meno vicino alla realtà rispetto al vostro cinema e ai film realizzati in Europa tra gli anni '60 e '70 ho rubato molto". Il regista incontrerà nuovamente il pubblico del festival venerdì per una "lezione" di cinema.