La vicenda di Neil Armostrong e della sua incredibile avventura raccontata come fosse "un documentario familiare". Il marito e il padre davanti all'astronauta, l'uomo prima del Primo uomo -  anche titolo del biopic che aprirà ufficialmente stasera Venezia 75  - ad aver messo piede sulla luna: “Tutti i film che ho fatto precedentemente - spiega Damien Chazelle, che dà nuovamente il là alla Mostra due anni dopo il trionfale La La Land - trattavano esperienze personali. Nessuno di noi invece è stato sulla luna. I dettagli di questa storia non mi erano conosciuti. Ho dovuto trovare i ganci dentro la storia per creare con essa una relazione. Volevo che il film fosse una sorta di documentario familiare”.

Entrare nella vita privata dell'astronauta e farne la chiave di lettura del biopic è stato possibile grazie alla collaborazione delle persone che hanno conosciuto realmente Neil Armostrong: "I figli di Neil e la moglie; la NASA, i libri, quanti lo hanno conosciuto. Tutti ci hanno aiutato a realizzare questo film.  Ho avuto tantissime fonti cui ispirarmi”, rivela Gosling, al bis con Chazelle dopo La La Land: "Damien ha un istinto molto forte per quello che il pubblico vuole vedere - dice l'attore canadese -. Con il cinema vuole unire le persone e trasferire il suo amore per il cinema al pubblico”. Il suo pensiero su Armostrong? "Non fu un eroe, o meglio lui non si riteneva tale. Era una persona umile come molti astronauti. Non perdeva mai occasione per sottolineare come lui fosse in realtà la parte di un tutto. Personalmente, e dopo aver studiato volo ne sono ancora più convinto, ritengo gli astronauti persone straordinarie. Sono piloti di aerei che non hanno mai pilotato, che pilotano per scoprire se sono in grado di volare."

Fondamentale trasmettere i rischi del loro mestiere secondo Jason Clarke, nei panni di un amico astronauta di Armostrong: "Damien ha creato capsule molto realistiche dove dovevamo infilarci con addosso tute molto pesanti. Abbiamo lavorato in una costante sensazione di claustrofobia”. La controparte femminile del film è invece affidata a Claire Foy (The Crown), che interpreta la prima moglie di Armstrong, Jane: “Volevamo onorare il modo in cui i figli avrebbero visto il padre e la madre, non l’astronauta e la compagna ma due genitori. Il nostro compito era restituire la loro emozione. I figli sono stati generosi, ci hanno affidato la loro storia mettendola nelle nostre mani”.

Per Chazelle invece la sfida più complicata era restituire uno spazio non iconizzato, da sperimentare come fosse la prima volta: "La mia generazione ha una certa familiarità con i viaggi spaziali ma è un immaginario piuttosto recente, che non potevano avere gli uomini degli anni '60. Dovevo pensare come loro. Solo così lo spazio poteva rivelarsi per quello che è: un vuoto nero in cui tu cerchi qualcosa dove aggrapparti, una direzione. Situazione terrificante. Volevo renderla così”. Decisivo, come in altri suoi film, l'apporto del sonoro: "Abbiamo avuto a disposizione un team straordinario, che ha indossato il vero casco e la vera tuta di Armstrong. Abbiamo creato così i respiri originali. Senza dover simulare nulla".

E poi ad aiutare il regista c'era un consulente speciale, il produttore esecutivo Steven Spielberg: "Non lo avevo mai incontrato prima ma sono praticamente cresciuto con i suoi film. Mi ha dato consigli preziosi".

Il primo uomo uscirà il prossimo 31 ottobre in Italia con Universal.