"Un revenge-movie (film di vendetta) contro la guerra privatizzata”. E' Route Irish, che Ken Loach porta a Cannes per cercare un'altra Palma d'Oro, dopo quella centrata con Il vento che accarezza l'erba nel 2006. Film politico e attualissimo, va in Iraq per riportare a Liverpool la guerra sporca, la violenza pubblica della sicurezza privata, l'impunibilità dei contractors e delle corporation che li finanziano. Non solo, Loach prende subito posizione, parlando alla stampa, sul nuovo governo di David Cameron: “L'Inghilterra ha perduto l'ennesima chance, e ha nuovamente portato al potere un privilegiato, che ha studiato in scuole private, sa fare bei sorrisi e indossare bei vestititi e, soprattutto, sa distruggere la working class, togliendole i servizi pubblici”. E l'Iraq, Cameron fermerà la guerra? “Solo se servirà, altrimenti proseguirà nel crimine”.
Perché il conflitto iracheno, prosegue Ken il Rosso, “per me sta facendo solo vittime: milioni di bambini mutilati, case incendiate, famiglie distrutte, quattro milioni di persone in fuga. Ma vittime di questa guerra ingiusta sono pure i soldati americani, cui è dedicato il film”. Che parte da due amici, dalla loro infanzia nella Liverpool anni '70 felice, equa e aperta: tutti attributi che Fergus (Mark Womack) e Frankie (John Bishop) perderanno 30 anni dopo in Iraq, stipendiati con 10mila sterline al mese esentasse, per fare i contractor. Nel settembre 2004, è l'ex parà Fergus a persuadere Frankie a raggiungerlo a Baghdad, e sulla Route Irish, la via più pericolosa al mondo che collega la Green Zone all'aeroporto: Frankie rimane su quell'asfalto tre anni dopo, ma Fergus non ci sta, si sente in colpa. Indagherà, cercando un'impossibile redenzione, trovando l'ineluttabile vendetta.
Scritto dall'abituale Paul Laverty, Route Irish è un film duro, durissimo, che non fa sconti e nemmeno trova la speranza. Perché è un Loach rabbioso, contratto, che urla l'indignazione a tutto schermo e non le manda a dire nemmeno ad Obama: “Ha un obbligo morale: esaminare gli affari criminali e le torture di questa guerra, dove uccidere un iracheno equivale a uccidere un kafir, un infedele. In Argentina i criminali di guerra sono assicurati alla giustizia: questo, per ora, Obama non l'ha fatto”.