Più di 200 film in cartellone, un ricordo in occasione del trentennale della drammatica dittatura argentina e poi ancora un omaggio alla scuola di cinema e tv di Cuba fondata da Garcìa Màrquez e ospiti impegnati come la presidentessa delle Abuelas del Plaza de Mayo, Estela Carlotto. E' il Festival del Cinema Latinoamericano di Trieste in programma dal 21 al 29 ottobre. Un'edizione ricchissima, presentata oggi a Roma dal direttore Rodrigo Diaz, per dare un segnale forte alle istituzioni: "Ogni anno la sfida diventa più difficile - spiega -. La Direzione Generale del Ministero ci nega i finanziamenti, sostenendo che non promuoviamo il cinema europeo. La maggior parte dei film in cartellone sono però coproduzioni ed è inconcepibile che i membri della commissione ignorino l'esistenza di accordi bilaterali in materia cinematografica con ben 8 paesi dell'America Latina. Quello con l'Argentina prevede poi addirittura che la promozione del cinema locale avvenga in Italia in via prioritaria attraverso i festival di Venezia e Trieste".
E' un fiume in piena Rodrigo Diaz. Pacato ma con fermezza, alza il tiro e specifica i termini della sua denuncia: "L'argomento è poi che in Italia ci sono altri eventi del genere. I parallelismi sono però una scusa per non finanziare nessuno e favorire chi ha invece i giusti agganci nel palazzo". Senza scendere nel dettaglio, il direttore allude poi a una serie di "incomprensioni" sorte anche a Trieste, a causa del tema "30 anni, 30 film, 30.000 vittime", con cui il festival ricorda la dittatura argentina: un complesso di documentari e opere di fiction, che saranno accompagnate dal regista e presidente del Museo del Cinema argentino, David Blaunstein, e da un intervento di Estela Carlotto. "Il nostro dovere - chiarisce Diaz, prevenendo le accuse di un orientamento politico della sua manifestazione - è quello di raccontare l'America Latina oggi. E come in qualsiasi altro luogo, è impossibile farlo ignorando il suo passato". Per questo anche due finestre su paesi come Paraguay e Venezuela e titoli in concorso che spaziano dalla Bolivia al Brasile. A conferma dell'apertura del festival, la presenza in cartellone di opere decisamente non ortodosse, come il documentario Il Che dei gay, recentemente premiato a La Habana, e uno su Alberto Korda, in cui lo storico fotografo che immortalò Guevara, denuncia il plagio da parte dell'editore Giangiacomo Feltrinelli.
Fra gli omaggi in programma anche una retrospettiva sul regista messicano due volte Orso d'Argento, Jorge Fons, e una sull'italo-brasiliano Toni Venturi. I vent'anni della Scuola di Cinema di San Antonio de los Banos saranno poi festeggiati da una rassegna di 40 tesi di laurea, che dopo Trieste verranno riproposte alla Sala Trevi di Roma, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia. L'appendice capitolina della manifestazione, dal 1° al 5 novembre, precede le finestre con cui il festival riproporrà parte della sua programmazione in altre città italiane. A Milano dal 7 al novembre, a Cremona il 4 e poi dall'8 al 13 dello stesso mese, mentre a Bolzano toccherà il 30 e il 31 ottobre e a San Donà di Piave e Noventa di Piave dal 30 ottobre al 15 novembre,