“Sono la proiezione del protagonista, delle sue ansie di scrittore e padre: una figura immaginaria, frutto della fantasia”. Così Kristin Scott Thomas presenta la sua femme fatale al servizio di Pawel Pawlikowski, The Woman in the Fifth, in concorso a Roma 2011.
Dopo My Summer of Love, il regista di origine polacca adatta un altro romanzo, quello omonimo di Douglas Kennedy, affidando a Ethan Hawke il ruolo centrale: uno scrittore americano in disgrazie assortite, che giunge a Parigi per ritrovare moglie e figlia, e finisce senza un soldo a far la guardia notturna, in un milieu di dubbia legalità. In suo soccorso, arriva una vedova affascinante (Scott Thomas), ma è davvero la soluzione?
La Scott Thomas parla di “ispirazione e frustrazione artistica, desiderio e impossibilità” quali temi affrontati col regista e di innumerevoli prove per tarare il mix di immaginazione e realtà: “La frontiera è fluida, il confine sempre labile: non volevo segnalare quelle che sono le scene immaginarie - conferma Pawlikowski - e mi divertiva molto disorientare il pubblico. Per fargli accettare le  regole del gioco, lo porto in uno stato d'ipnosi”.
Viceversa, Ethan Hawke cita quale ispirazione per il suo scrittore il Tom Hulce, ovvero Mozart, di Amadeus, ma sottolinea: “A Pawel non interessa la minestra riscaldata: il trucco è includere ciò che hai nel suo sogno”.