Scuola Auditorium Parco della Musica, classe mista, professoressa madre lingua, lezione di cinema. Promozione con lode. Al secondo appuntamento, l'inizativa "Aspettando la Festa" della Fondazione Cinema per Roma, cala il suo asso. A salire in cattedra, dopo Castellitto, è stata Jodie Foster (non nuova alle "movie lessons", viste le precedenti esperienze presso l'Università di New York e alla UCLA, dove ha tenuto qualche corso di cinema), in Italia per presentare il suo ultimo lavoro, il fantasy Alla ricerca dell'isola di Nim. "Erano almeno 15 anni che volevo fare un film di questo tipo. - ha detto l'attrice americana - Avevo bisogno di affrontare qualcosa di leggero dopo tanti ruoli drammatici. Questo progetto mi ha consentito di entrare in connessione con il mondo dei miei figli, che finora non avevano visto nessuno dei miei lavori. Questo film è per loro e per tutti i bambini". Alla ricerca dell'isola di Nim, diretto da Jennifer Flackett e Mark Levin, racconta di una ragazzina (Abigail Breslin), che vive su un'isola deserta assieme al padre scienziato. Quest'ultimo, dopo un'uscita in mare, non fa più ritorno e la bambina si vede così costretta a chiedere aiuto al suo beniamino, un coraggioso eroe che è in realtà il personaggio di fantasia di una scrittrice agorafobica, Alex Rover (Jodie Foster). Malgrado le tante nevrosi, la romanziera decide di venire in soccorso della sua giovane lettrice intraprendendo un'avventura che forse la cambierà per sempre. "Nella vita non ho molte paure - confessa la Foster - ma c'è una cosa che mi provoca parecchie nevrosi: lo shopping!". E a una studentessa che le chiede come mai solo ora si sia decisa a fare un film per ragazzi, l'attrice risponde cortese: "Oh no, non è la prima volta. Già negli anni '70 ho partecipato a diversi film con la Disney che condividevano con quest'ultimo la semplicità, l'amore per la natura e gli animali". E sulla rinascita del fantasy? "Io non credo sia un fenomeno nuovo. I fantasy ci sono da tanto tempo e il pubblico è sempre corso in sala a vederli". E questo perché dovrebbero vederlo? "Perché è un film che può insegnare a far affidamento su stessi, a sviluppare un tipo di eroismo diverso rispetto a quello veicolato dai videogames". Capitolo Nim chiuso. I ragazzi vogliono sapere di lei: l'attrice, la donna, la mamma. In primo luogo, i film possono mutare la realtà? "Direi di si - risponde - hanno di sicuro cambiato la mia vita. Ogni volta che ne faccio uno è come se vivessi per un periodo in un'altra dimensione. Mi lascio assorbire totalmente, allerto i miei sensi. Dopo, quando il lavoro è finito, torni alla realtà. Ma è indubbio che qualcosa ti ha scosso". Il suo sogno da piccola? "Volevo fare la regista. Per un pò ho pensato che non fosse alla mia portata. Mi spaventava l'idea di dover inseguire un progetto per anni. Poi mi è capitata la sceneggiatura di Il mio piccolo genio, (l'esordio dietro la macchina da presa, ndr) e allora ho capito che potevo fare quel film tutta la vita". La Foster, che in un'isola deserta porterebbe con sè dei libri, non ha fatto nessuna scuola di cinema, ma non si sente di escludere questo percorso per chi aspira a diventare attore: "Ognuno deve trovare la sua strada. Per qualcuno i corsi di cinema vanno bene, per altri no. La cosa che ritengo essenziale per chiunque voglia intraprendere questa carriera è la profondità d'approccio. Nella lettura, nelle relazioni con l'altro, è vietato rimanere in superficie". Scopriamo poi qual è il fil rouge che lega tutti i suoi personaggi: "I miei ruoli sono sempre stati caratterizzati dalla capacità di sopravvivere a una forte esperienza emotiva. Compreso questo". E il suo ruolo migliore? "Senza ombra di dubbio la detective de Il silenzio degli innocenti. Partivamo da un ottimo testo, il romanzo di Harris, in cui le psicologie erano già ampiamente sviluppate. La lettura di quel libro, lo splendido lavoro del regista e dello sceneggiatore, ci ha consentito, a me e ad Hopkins, di toccare corde che non avremmo mai più toccato nella nostra carriera. E forse non toccheremo mai più". Da qualche anno la Foster preferisce girare di meno: "Non mi piace fare tanti film. Preferisco scegliere quelli che sicuramente mi daranno qualcosa. E ho più voglia di restare accanto ai miei figli". Del resto, con una carriera come la sua poche sono le cose che ancora si vorrebbero realizzare: "E' vero. Non ho molti rimpianti, ad eccezione di un film fatto in gioventù, quando avevo bisogno di soldi, che vorrei tanto non aver mai fatto. Non vi dirò mai il titolo. Forse avrei potuto lavorare di più come regista. Spero di farlo in futuro". Già, il futuro. Sono anni che Jodie insegue l'idea di fare un film su Leni Riefensthal, la cineasta del nazismo. "Ci sto lavorando. Ma non so se riuscirò mai a finire, e se sarò io a dirigerlo".