I parchi di notte, si sa, meglio evitarli, nella migliore tradizione horror. Ma ieri sera l'arena cinema del Parco Sempione era gremita di spettatori per l'anteprima de I bambini di Cold Rock di Pascal Laugier (in sala dal 21 settembre con Moviemax) organizzata dal Milano Film Festival in collaborazione con Moviemax e Chili Cinema, web and tv streaming. Il nuovo film del regista francesce di Martyrs, ripesca la favola dell'Uomo Nero (The Tall Man) e la ambienta in una cittadina americana di minatori. A Cold Rock nel giro di sei anni scompaiono misteriosamente tredici bambini e gli abitanti attribuiscono la responsabilità all'Uomo Alto che si aggirerebbe tra i boschi. Jessica Biel, protagonista e produttrice, interpreta Julia Denning, infermiera benvoluta in città che non crede alle leggende fino a quando, una notte, il suo bambino non scompare come gli altri. Nel cast anche Jodelle Ferland (The Twilight Saga: Eclipse, Quella casa nel bosco) nel ruolo di Jenny e l'enigmatico Stephen McHattie (300, Watchmen). Un po' horror, un po' thriller, non si fa mancare nulla nella costruzione di un'architettura narrrativa in cui il ribaltamento della prospettiva - niente è come sembra - è d'obbligo, ma non sempre coerente. E alla fine arriva immancabile anche il complotto…
E' la speculazione invece il tema del documentario L'Accordo, di Jacopo Chessa, quanto mai appropriato e attuale in questi giorni, proiettato nel pomeriggio allo Strehler con il commento di Maurizio Landini (Segretario gen. FIOM) e il giornalista di Repubblica Roberto Mania. Il famigerato accordo del titolo è quello di Mirafiori del gennaio 2011, replica di quello di Pomigliano, che impone ai lavoratori rinunce e sacrifici in cambio di un investimento destinato a scongiurare dimissioni e delocalizzazioni. Chessa intervista gli operai, i rappresentanti sindacali in fabbrica, i segretari dei sindacati e, tra gli altri, voci autorevoli come Sergio Cofferati, Gustavo Zagrebelsky, Angelo D'Orsi, l'ex-sindaco di Torino Sergio Chiamparino, sul ruolo dei sindacati e della politica nelle relazioni industriali italiane e sul cambiamento di scenario che il modello Marchionne sembra destinato a generare. Per Roberto Mania, “dal racconto di Chessa emerge platealmente un solo vincitore e una sconfitta corale del sindacato. Marchionne è l'unico che non si vede pur dicendo cose apodittiche. Perdente è la cultura sindacale e assente la politica. Ma vincitori, come si capisce nel film, sono i lavoratori di Mirafiori, più di altri lucidi e illuminati”.
Tutt'altra lotta politica quella di Violeta Parra, un simbolo, un'icona, come lo sono Che Guevara o Marilyn Monroe. Fare un film su di lei significa dar conto della grandezza umana e artistica di una donna che ha fatto del suo canto una rivendicazione per il suo popolo ed è stata bandiera del Cile nel mondo. Violeta Carmen Parra Sandoval (San Carlos, 1917 – Santiago del Cile, 1967) fu cantautrice, poetessa, pittrice, scultrice, e fu la prima latinoamericana ad esporre al museo del Louvre a Parigi nel 1964, oltre che in Argentina, Finlandia, Francia, Italia, Russia. Tutto questo c'è in Violeta se fue a los cielos di Andres Wood, con Francisca Gavilán, vincitore del Premio del pubblico al Sundance Film Festival, a Milano nella sezione The Outsiders. Un ritratto appassionato e fedele alla biografia scritta da Ángel Parra, figlio della cantante che ha collaborato alla sceneggiatura.