“La scuola è una merda”. È una delle tante scritte sui banchi, sulla lavagna e sul muro di una classe, esattamente della prima E dell’istituto Rossellini di Roma. Una classe che il regista Valerio Jalongo (Il senso della bellezza) ha ripreso con i suoi studenti e con il loro professore, il prof. Lopez, nel corso di diversi anni. Ne è nato un documentario poetico dal titolo L’acqua l’insegna la sete -  Storia di classe, in sala il 22-23-24 novembre.

“Avevo tante cassette conservate gelosamente di quegli anni passati insieme- racconta il regista-. Questo è un progetto prezioso che ha una valenza didattica perché parla della scuola senza omettere nulla e documentandone ogni aspetto in modo autentico. Certo ci sono alcuni studenti che emergono di più di altri, ma è stata una scelta casuale dettata da chi aveva voglia maggiormente di farsi raccontare e di raccontarsi. I ragazzi hanno usato liberamente la telecamera che era in classe usandola quando preferivano”. “Qualcosa abbiamo dovuto sacrificare perché non c’era spazio per tutto. Il film si è scritto da solo, lo hanno scritto i ragazzi. C’è un gioco di specchi e di rimandi, di come tu vedi loro e viceversa”, dice la sceneggiatrice Linda Ferri.

Coproduzione svizzera-italiana Aura Film, RSI Radiotelevisione svizzera, AMEUROPA International con Rai Cinema realizzata in cinque anni di riprese nel corso di quindici anni, ben centocinquanta ore di materiale, di videodiario girato insieme ai ragazzi, tanti temi e diversi compiti (rigorosamente custoditi e conservati dal prof. Lopez) fanno venire fuori la storia di una classe e dei suoi studenti.

Certamente è un film che deve essere proiettato nelle scuole. “Vorremmo assolutamente portarlo nelle scuole- dice il regista-. E che lo vedessero i ragazzi. Sarebbe meraviglioso perché vale più di tante statistiche sul tasso di abbandono scolastico. Faremo sicuramente dei matinée. Certo è un peccato che proprio all’Istituto Rossellini questo film non sarà proiettato perché hanno ritenuto che ne veniva fuori un’immagine della scuola poco costruttiva”.

Di fatto nel doc emerge che il Rossellini si distingue per le altissime percentuali di bocciature e abbandoni soprattutto nel biennio iniziale e che molti ragazzi non hanno poi trovato lavoro nel cinema e nella televisione (tanti neanche si sono diplomati). “Gianluca e Corinna sono riusciti a introdursi nel mondo del cinema, ma poi hanno autonomamente deciso che preferivano fare altro- racconta il regista-. C’è un ragazzo che fa il fonico. Non tutti a quattordici anni sanno bene cosa vogliono fare nella vita. La scuola pubblica non deve dare un mestiere, ma dare modo di diventare una persona, un essere umano e un cittadino per poi scegliere”.

Ma cosa non funziona nella scuola di oggi? “La nostra scuola è ancora ottocentesca, pensa a un tipo di società molto più uniforme e compatta rispetto a quella che è realmente. Non essendosi aggiornata, questo crea una grande rabbia non solo da parte dei ragazzi, ma anche da parte dei docenti e dei genitori”, risponde Valerio Jalongo. E il professor Lopez aggiunge: “Penso che sia anche settecentesca. Ha l’ideale dell’educazione personalizzata con il vecchio precettore pagato male. Poi è ottocentesca nel senso militaresco. Si è voluto dare la possibilità dell’ascensore sociale a tutti, ma la scuola non si è adeguata con gli strumenti e con la formazione degli insegnanti. Si vogliono bellissime cose sulla carta che poi però non vengono attuate”.

E infine Jessica una delle ragazze presenti nel film (bellissima la scena in cui lei si distrae e guarda fuori dall’aula mentre il prof. Lopez fa lezione su Oscar Wilde) conclude: “Dopo aver visto il film ho pianto. Tocca dei temi pesanti in modo leggero. È stato davvero emozionante vederlo. La scuola ti dà le basi per fare poi quello che tu desideri nel futuro”.