Fino agli anni Settanta il cinema italiano dominava la scena internazionale, arrivando perfino a fare concorrenza a Hollywood. Poi, nel volgere di pochi anni, il rapido declino, la fuga dei nostri maggiori produttori, la crisi dei grandi registi-autori. Ma quali sono le vere cause e le circostanze di questo declino, che ha lasciato sul campo 30 milioni di spettatori? Cerca una risposta, anzi alcuni possibili risposte, il documentario di Valerio Jalongo, Di me cosa ne sai, già in cartellone alle Giornate degli Autori e questa sera al Nuovo Sacher di Roma, presentato dal regista e dal padrone di casa Nanni Moretti.
Docu-drama che, alternando testimonianze dei protagonisti di allora e di oggi, racconta l'Italia da nord a sud, attraverso sale cinematografiche e ragazzini teledipendenti, Berlusconi e Fellini, centri commerciali e direttori di telegiornale, storie di esercenti appassionati e registi che lottano per i propri film, testimonianze di proiezionisti girovaghi e grandi filmaker europei, Di me cosa ne sai arriva 30 anni dopo La macchina cinema di Agosti-Bellocchio-Petraglia-Rulli, ultimo tentativo di panoramica sul cinema in Italia: "Un film dalla parte degli spettatori, piuttosto che dell'elite dei registi", dice Jalongo, che non omette l'autocritica: "La colpa di questo declino va suddivisa. Forse, noi registi non abbiamo saputo più raccontare come faceva un Elio Petri il paese, quell'Italia in cui i multiplex sono sbarcati come astronavi sulla Luna".