Era forse prevedibile ma ugualmente sentito, convinto, commosso il ricordo che è stato dedicato a Virna Lisi in apertura della conferenza stampa di presentazione di Latin Lover, il nuovo film di Cristina Comencini presentato questa mattina alla stampa. In questa sua ultima apparizione su grande schermo, Virna Lisi è Rita, nonna elegante e misurata all’interno di un ampio cast corale, giocato su interscambio continuo tra due nonne, quattro figlie, altri elementi femminili da un lato, e dall’altro un’unica presenza maschile, quella di Saverio Crispo, a suo tempo celebre attore degli anni d’oro del cinema italiano, protagonista nell’ambito della commedia e anche nel cinema d’autore e in quello di genere. Bello e fascinoso, Saverio non ha esitato a rendere il cinema terreno preferito per numerose conquiste femminili. Le sue mogli e le figlie si riuniscono ora nella grande casa di famiglia in campagna per la cerimonia di omaggio che il suo paese natale intende offrirgli per i 10 anni dalla morte.

Al suo undicesimo lungometraggio (dall’esordio con Zoo, 1988), Cristina Comencini ha voluto dapprima sottolineare, a proposito di Virna Lisi, come, dopo 4 film fatti insieme, abbia dato durante la lavorazione la sensazione di una donna sicura grazie alla consapevolezza derivante dal cinema attraversato negli anni. “Sul set – dice la regista – stava bene e non dava sentore di avvertire qualche dolore. L’impressione è che lei avesse voglia di stare sola accanto al marito. Sul copione – dice ancora Comencini – è evidente che tutto ruota intorno al padre. Per tante donne la figura del padre è un mito, che si sovrappone al mito del cinema. Il padre-divo è un uomo di cui ci si innamora e allo stesso tempo bisogna liberarsi. Il cinema italiano anni ‘50/’60 è diventato mitico sia nel momento in cui riempiva le sale di spettatori sia sull’onda della memoria. Quel cinema e quelle storia erano mitici, ma anche in questo caso non si può vivere di ricordi, e oggi tra il cinema eroico e l’essere se stessi, bisogna ricercare la sensazione di una migliore identità”.

Si diceva del cast corale, con molte presenze all’incontro. Da Valeria Bruni Tedeschi (“Penso molto a Virna, il film è pieno della sua assenza. Lei è la conferma che l’attore è uno strumento che cerca di fare un lavoro di artigianato”), a Francesco Scianna (“Ho cercato di capire e restituire la grande umanità di Saverio”), a Neri Marcorè (“Temevo che quello di Walter potesse risultare un ruolo antipatico, invece girando ho capito che trasmette una nostalgia commovente”), ad Angela Finocchiaro (che ha duettato con i due precedenti su quale effetto faccia oggi interpretare o sentirsi un mito). In questo caso poi il cast corale vede la presenza di alcuni attori spagnoli (Marisa Paredes, Candela Pena, Jordi Mollà, Lluis Homar), una finlandese (Pihla Viitala), un’australiana con padre italiano (Nadeah Miranda).

Sul versante italiani ci sono anche Claudio Gioé, Toni Bertorelli, Cecilia Zingaro. “La scena sul finale in salotto – conclude Comencini – è quella che amo di più. Da lì comincia l’immersione nella verità. Si tratta di raccontare una possibile libertà sul’identità femminile. L’umanità vera è la normalità di ciascuno. Il cinema è lo specchio di questa situazione, e noi siamo tutti pazzi di quel cinema italiano e di quei film che rappresentano una ricchezza. Avevamo pensato all’inizio di girare in esterni nella campagna romana, nei luoghi dove sono nati molti protagonisti di quel cinema. Scegliere la Puglia ha voluto significare il riconoscimento del lavoro straordinario che la Regione sta facendo per il cinema. Nella prima stesura del copione c’era più tragedia, poi sono tornata sul terreno preferito della commedia sentimentale. Sono contenta quando un film riesce a mantenere un registro compatto dall’inizio alla fine”. Latin Lover esce nelle sale il 19 marzo, distribuito da 01 in oltre 300 copie.