"La caratteristica più affascinante e, allo stesso tempo, terribile degli esseri umani è l'imprevedibilità". Parola di Nima Javidi, regista iraniano classe 1980, che con la sua opera prima, Melbourne, apre la 29° Settimana della Critica della Mostra di Venezia. "La domanda che mi ha assillato subito dopo la prima proiezione di prova del film, continua Javidi, è se questa coppia sia riuscita a vivere insieme dopo tutto quello che era successo. Ai fini della narrazione non era importante, lo è diventato per me, considerando che ho vissuto assieme a loro fin dall'inizio della sceneggiatura". La coppia in questione, Amir e Sara, sta per lasciare l'Iran alla volta di Melbourne, in Australia. Per continuare gli studi e, questa la speranza, per garantirsi un futuro migliore. Un terribile imprevisto, però, li costringe a non abbandonare l'appartamento. Appartamento che, di fatto, rimane l'unico set per il corso dell'intero film (o quasi): la casa poco a poco si svuota, i mobili vengono portati via, le cose impacchettate o messe in valigia. E, parallelamente, continuano a transitare molte persone, dal traslocatore ai vicini, fino ad amici e parenti. Amir e Sara rimangono sempre più soli, però, alle prese con un segreto che, drammaticamente, finirà per stravolgere la loro esistenza.
"Ho riflettuto sul futuro e ho immaginato Amir e Sara in varie situazioni, ma non riuscivo a credere che vivessero ancora sotto lo stesso tetto: mi dispiaceva molto, ma tutto sembrava finito, perché conoscevano meglio alcuni loro aspetti caratteriali che avrebbero messo in crisi il rapporto", spiega il regista. Che porta a Venezia un thriller "da camera", felicemente debitore delle cifre stilistiche del connazionale Asghar Farhadi. Regista con cui ha lavorato (ne La separazione) l'attore protagonista di Melbourne, Payman Maadi, qui affiancato da Negar Javaherian.