Al festival di Roma avrebbe meritato un premio, in sala avrebbe meritato il grande pubblico: non è andata così. Ritratto rivoluzionario ed empatico di Maria di Nazareth, Io sono con te di Guido Chiesa è uscito in sole 21 copie con Bolero: tutte doppiate, perdendo così il mix fascinoso e poetico di dialetto tunisino e greco della versione originale, nonostante i 20 milioni di euro dell'aramaico The Passion di Mel Gibson fossero un lusinghiero precedente. Il risultato? 19.090 euro d'incassi e la 26esima posizione del botteghino Cinetel nel primo weekend di programmazione.
Per arrivare al suo film, Guido Chiesa parte dallo sciopero dello spettacolo: “Mi sento abbastanza lontano da quelle rivendicazioni, seppure le ultime dichiarazioni dei 100autori mi abbiano fatto piacere: non si chiedono più soldi, ma temo sia un'inversione di rotta tardiva. Prima di darli a noi, i soldi li avrebbero dovuti dare alla sale urbane, perché non chiudessero”.
Perché proprio i cinema dei centri storici, prosegue Chiesa, avrebbero garantito a Io sono con te, ma anche a Noi credevamo di Mario Martone una vita diversa: “Sono le uniche che ci accolgono, anzi, che ci avrebbero accolto”. Viceversa, “da molti anni l'assetto del sistema di produzione culturale europeo ha preso una chiara direzione: che per un film come quello di Martone, costato 6 milioni di euro, non si faccia di tutto per recuperare il budget, e possibilmente guadagnarci qualcosa, sta a significare che si è già deciso prima dove debba andare: da nessuna parte”.
E' solo, un esempio, l'ultimo in ordine di tempo, perché – continua Chiesa – “il problema riguarda l'intera filiera culturale”. Con una differenza, a sfavore della settima arte: “Per i concerti dal vivo esiste il tam-tam, qualche piccola casa editrice sopravvive e lotta, ma i film che altra via possono avere realmente, se non la distribuzione in sala? Dai grandi mezzi di comunicazione di massa, il cinema è già uscito: fuori dal contesto culturale più ampio, ridotto a nicchia, mentre a prosperare è solo quello che condivide le stesse logiche del grande magazzino, del centro commerciale”.
D'altronde, conclude il regista di Io sono con te, “il processo è in atto in tutta la cultura: mettere nel supermercato e settorializzare, come se i film, i libri, il teatro fossero farina, biscotti o conserve. Si può consumare il cinema come fosse popcorn?”.