“Questa volta non è un film misterioso: il libro l'hanno già letto in centinaia di migliaia, e costa 10 euro… Il mistero è da dimenticare”. Così il maestro Bernardo Bertolucci, che oggi a Roma, nello studio trasteverino dell'artista Sandro Chia, chiude le riprese di Io e te, tratto dal libro omonimo di Niccolò Ammaniti, anche sceneggiatore col regista, Umberto Contarello e Francesca Marciano.
Prodotto da Fiction e Mario Gianani con il distributore Medusa, Io e te ha per protagonista, nei panni del 14enne Lorenzo che decide di passare la settimana bianca nascosto nella cantina di casa, l'esordiente Jacopo Olmo Antinori, mentre nei panni della sua sorellastra tossica e problematica Olivia è Tea Falco. Nel cast anche Sonia Bergamasco, Pippo Delbono e Veronica Lazar, la cantina è stata ricostruita appunto nello studio di Chia a Trastevere: ”Come già ne L'assedio, un ambiente chiuso, piccolo e intimo: ci sono stato come un topo nel formaggio”, scherza Bertolucci, precisando con coraggio e sincerità come la scelta sia stata congeniale a dirigerlo dalla sedia a rotelle, anzi, “la sedia elettrica: se qualcuno diceva “Dio, che claustrofobia” io rispondevo: “Dio, che claustrofilia!””. Del resto, osserva, “lo spazio chiuso si trova spesso nei romanzi di Niccolò, in cui i personaggi si muovono verso il ventre materno: forse, dovremmo chiedere a sua madre…”.
Ma perché Bertolucci ha scelto proprio di adattare Io e te? A parte la location, “da sempre, resisto molto poco a storie di adolescenti, giovani in crescita. Perché? Penso ai versi di Rimbaud, “Non si può essere seri a 17 anni”. Comunque, mi sembra incredibile essere qui oggi: solo un anno fa non avrei pensato di poter fare un nuovo film. Erano 9-10 anni che mancavo dal set, e mi sono divertito moltissimo. Certo, la sedia a rotelle non mi permette di far vedere i movimenti agli attori, ma non voglio entrare nel patetico. Diciamo che vivo un divertente conflitto: da un lato, una situazione miracolosa; dall'altro, l'assoluta normalità di fare un film”. E dopo Io e te? “Nei prossimi mesi, oltre al montaggio, sarò impegnato a ricercare cosa fare subito dopo. E mi piacerebbe girare nuovamente in questo studio: dista solo 45 secondi da casa mia”.
Se come disse a Moravia per Il conformista “per rimanere fedeli a un libro bisogna tradirlo”, qui il cambiamento sostanziale riguarda il personaggio di Olivia: “Ho scavato nel passato di Tea Falco, che è una bravissima fotografa per arricchire Olivia. Cerco sempre di far coincidere il personaggio, che non ha sangue né corpo, con la persona, vampirizzando gli attori”. E il 3D che originariamente intendeva utilizzare per l'adattamento? “Ho fatto i provini a Cinecittà e mi son reso conto che avrebbe rallentato sensibilmente le riprese. Quindi, ho provato col digitale: ho sempre cercato la definizione nella mia carriera, ma questa è una definizione assoluta, diventa la cosa più importante del film e mi ha sconcertato. Dunque, sono tornato al 35mm, utilizzando tutte le chance attuali”.