Torna al Palazzo delle Esposizioni dall'8 al 13 ottobre "Internazionale a Roma - I migliori documentari su attualità e diritti umani", selezionati in tutto il mondo per il festival di giornalismo di Ferrara e che, dopo Roma, saranno presentati in molte altre città italiane. Tra i protagonisti dei doc in programma, solo forse i missionari evangelici in Africa di God loves Uganda attraversano tutto il film senza che li scalfigga un minimo dubbio, nel loro caso quello che la propaganda ultra-religiosa e omofoba, in un paese così fragile, faccia più danni che carità. Altrimenti tutti gli altri titoli in programma affrontano in forme e contesti diversi un'esperienza così tipica dei nostri tempi: smettere di credere (troppo) a qualcosa o qualcuno.
Ai leader di un regime come quello nordcoreano ad esempio, dal quale fuggono i migranti clandestini di The defector; o ai consulenti finanziari cui gli abitanti dell'amena cittadina di Vik in Norvegia hanno affidato tasse e risparmi, che When bubbles burst cerca di capire che fine abbiano fatto. Gli haitiani sopravvissuti al devastante terremoto del 2010 ne hanno abbastanza delle fallimentari promesse di agenzie internazionali e Ong, visto che come denuncia Fatal assistance l'intero sistema degli aiuti umanitari è da rifondare; e noi faremmo meglio a dubitare, come confermato dalle rivelazioni di Edward Snowden, che tutti quei servizi on-line, applicazioni e siti web non ci costino davvero nulla... se non la rinuncia alla privacy, come scritto nelle “righe in piccolo” finalmente lette davvero in Terms and conditions may apply.
La protagonista di Marta's suitcase ha dovuto smettere di credere nella persona che amava, perché è stato proprio quell'uomo a ridurla in fin di vita e ancora la terrorizza, in un caso drammaticamente esemplare e attuale di violenza di genere. Ma proprio come per Marta che lotta per tornare a vivere e uscire sicura di casa, l'importante è che arrivi il momento di fare i conti con quello che certe esperienze insegnano. E come alle catastrofi naturali ed economiche, ai dogmi di una fede o una tecnologia, ai drammi della storia e a quelli privati, così si può reagire alle ingiustizie sociali: in Fire in the blood lo fa un disparato gruppo di coraggiosi attivisti contro il controllo mondiale dei brevetti sui farmaci salvavita, causa di milioni di morti per Aids nel terzo mondo; in Powerless sono invece gli spericolati pirati dell'elettricità indiani a schierarsi a modo loro contro l'ineguaglianza, armati solo di un paio di pinze, per un mondo dove ci sia un po' più luce, giustizia e speranza per tutti.
L'intero programma di documentari vedrà la presenza di redattori di Internazionale, che presenteranno al pubblico le proiezioni e i temi dei film. Per maggiori in fo: palazzoesposizioni.it