Mentre l'eco della seconda edizione del Festival Cruzando Fronteras a Mahahual (Quintana Roo, México) continua a far risuonare le sue vibrazioni positive, tanto che lo stesso Ministero degli Affari Esteri italiano ne ha sancito il successo, abbiamo raggiunto uno dei protagonisti di questa Fiesta, lo scrittore Pino Cacucci. Da sempre appassionato narratore e testimone del México, ha prestato la sua penna anche al cinema: come poter dimenticare Puerto Escondido e la sua incursione nella fantascienza all'italiana con Nirvana, entrambi a firma Gabriele Salvatores? È di nuovo in viaggio per questo grande paese, per fermarsi chissà quando. Incontriamolo insieme. Quest'anno al Festival Cruzando Fronteras l'uscita del tuo nuovo libro Mahahual - Un paraíso no reciclable. Una storia d'amore con il México che continua, ora focalizzandosi in un viaggio nella storia e nella bellezza di Quintana Roo, con uno sguardo particolare proprio per Mahahual: come e da quando è nato questo amore?In oltre trent'anni di vagabondaggi in ogni parte del Messico non ero mai arrivato fino alla zona di Chetumal, e nel 2012 ho deciso di farlo; dopo qualche giorno sulla magnifica Laguna de Bacalar, ho preso un autobus per Mahahual: e lì ho “scoperto” che ci viveva Luciano Consoli, conosciuto alla Fiera del Libro di Guadalajara del 2008. Poi, avevamo perso i contatti, ma sembra che fosse destino rincontrarci. E così, nelle serate trascorse nel suo stupendo hotel Matan Ka'an, è nata l'idea di creare un festival, Cruzando Fronteras, con Luciano e mia moglie Gloria Corica, praticamente i “fondatori” e organizzatori per la prima edizione; ora, è Luciano a fare tutto il lavoro, con gli amici e collaboratori di Mahahual, e in quanto a noi due ci torneremo sempre. Da quel primo viaggio è nato il mio interesse nel raccontare quei luoghi, la storia, le leggende, la situazione attuale. E il Quintana Roo è ricco di storie da raccontare. Mahahual: oasi di bellezza inestimabile, che però vive nella condanna della "plastica", che da tre diverse correnti oceaniche viene spinta fin qui, come testimonia il documentario Plastic Paradise: The Great Pacific Garbage Patch. Quanto si può lottare e fino a che punto, sensibilizzando l'opinione pubblica per un miglioramento? Dopo due anni di festival si sta intravedendo un possibile cambiamento?L'inquinamento da plastica è un problema spaventoso, sta uccidendo gli oceani, e l'unica soluzione è riciclare evitando che finisca in mare, ma per questo occorre sviluppare una coscienza diffusa, e siamo ancora lontani dal raggiungere un simile obiettivo. Il festival cerca di far conoscere la questione a livello internazionale, e a sensibilizzare a livello nazionale. Di cambiamenti non ne ho visti, ma è un lungo lavoro e non bisogna arrendersi. Il tuo libro esce nella sua edizione in esclusiva/anteprima proprio per Mahahual, in spagnolo. Presto una sua edizione in italiano? In che modo questo libro potrà aiutare la guerra alla plastica che sta tentando la Fundacion Mahahual A.C., e tu con loro?Non mi illudo che un libro possa cambiare chissà che, però vale la pena unirlo agli sforzi comuni, è un tassello in più nell'opera di sensibilizzazione. In Italia esce in giugno per Feltrinelli, e spero che contribuisca a far venire a Mahahual persone responsabili e interessate a preservare gli equilibri di madre natura, cioè quello che definiamo “turismo responsabile”, perché Mahahual, la barriera corallina e la selva di mangrovie di sicuro non hanno bisogno di colossali e mostruose navi da crociera che sfiorano l'arrecife e il suo fragile ecosistema. Le navi da crociera devono entrare nei grandi porti del mondo, dove esistono infrastrutture per affrontare la loro immensa mole e il numero spaventoso di turisti a bordo, non attraccare al molo di un paesino di mille abitanti o insinuarsi nei canali di Venezia: è assurdo. E potenzialmente devastante. In Italia abbiamo visto quale disastro ha potuto fare una nave da crociera per il solo fatto di essere passata di pochi metri vicino alla costa della piccola e splendida isola del Giglio. Da due anni tentano di rimuovere il relitto, con danni ingenti all'ecosistema circostante. Pensate cosa accadrebbe alle spiagge di Mahahual, alle mangrovie e ai coralli se una di quelle navi avesse lo stesso “piccolo” incidente. Bastano pochi metri in più o in meno, facendo manovra. Il tuo nome si lega anche a televisione e cinema. Cosa ha rappresentato per te l'esperienza di sceneggiatore, da cui manchi però da tempo? Lo stesso Fellini, parlando di te, ha detto "è un artigiano, un costruttore di trame, di atmosfere e di personaggi”.Il cinema mi ha dato soddisfazioni stupende e rapporti di amicizia che perdurano, ma fare lo sceneggiatore non è il mio mestiere, l'ho fatto solo in alcune particolari occasioni e mi sono abbastanza divertito. Ma preferisco scrivere libri e tradurre quelli degli altri. È più… rilassante. Vivi da anni a Bologna, dove collabori con Radio Città del Capo. Quali le tue attività, comprese quelle di impegno sociale? Credi ancora nella forza dei movimenti, e che influenza potrebbero avere oggi per sbloccare la situazione in Italia?Tutto quello che faccio nella vita lo considero un impegno sociale: se hai una certa coscienza etica, non puoi restare indifferente di fronte alla realtà. Ma sono sempre più pessimista sulla forza dei movimenti, stiamo vivendo un'epoca pessima, e ci vorranno intere nuove generazioni per cambiare in meglio qualcosa. Riguardo l'Italia ho perso qualsiasi speranza, è un paese senza speranza. Tra qualche secolo, chissà, ma per ora, nada de nada. Ciò non toglie che persino in Italia vi siano tante persone degne che lottano silenziosamente ogni giorno per rendere la realtà meno incivile e imbarbarita, per dimostrare che gli italiani non sono diventati tutti razzisti, e occorre comunque tenere conto che gli arroganti fanno rumore e si notano, mentre le persone dignitose spesso non si fanno notare, eppure esistono. Detto ciò, pessimismo a parte, non riesco a restare indifferente e, sebbene senza speranze, continuo a lottare nel mio piccolo per non accettare la realtà circostante e desolante. La tua è una scrittura fondamentalmente politica. Molto spesso i personaggi dei tuoi racconti, pieni di dignità, risultano essere dei perdenti, a cui ridare voce. È ancora vero, nell'era digitale, che la Storia la scrivono i vincenti, o la si può forse cambiare?Recentemente uno degli uomini più ricchi del mondo ha dichiarato: “La guerra di classe esiste, eccome: l'abbiamo dichiarata noi ricchi e la stiamo vincendo”. Per me questa frase racchiude la descrizione della situazione mondiale. E io continuo a scrivere “un po' per amore e un po' per rabbia”, per riscattare la memoria perduta o dimenticata di persone dignitose, di ribelli che preferisco ai “rivoluzionari”, ed essere perdenti non significa essere vinti, cioè rassegnati alla sconfitta. Così, racconto le storie di persone che hanno preferito una fine spaventosa al vivere in uno spavento senza fine.