Sidney Lumet dissacrante con brio. Il regista di Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani torna a puntare il dito contro le disfunzioni del sistema con Prova a incastrarmi, storia del più lungo processo di mafia degli Stati Uniti, applaudito in concorso all'ultimo festival di Berlino. Protagonista assoluto del film, nelle sale italiane da domani, è un sorprendente Vin Diesel nell'inedito ruolo di un boss mafioso. Imbolsito e con una trascinante parlata italoamericana, per Lumet interpreta Jack Di Norscio, accusato nel 1987 con altri 20 membri del clan Lucchese, di un totale di ben 66 capi di imputazione. Già in carcere per scontare una condanna a 30 anni, il boss rifiuta però di collaborare con la giustizia, sorprendendo tutti con la decisione di difendersi da solo. La scelta, apparentemente suicida, si rivela vincente. Sono proprio la sua presenza scenica e la sua spontaneità a mettere in crisi il sistema giudiziario e a ribaltare le sorti dell'intero processo. Quando Sidney Lumet parla del film si accalora, diverte. A 81 anni il suo sguardo vispo rivela ancora di un entusiasmo e una curiosità quasi infantili: "Voi italiani conoscete bene la storia della mafia - ci dice -: come il comunismo è nata con le migliori intenzioni e poi è degenerata. Tutto era partito per proteggere la Sicilia dall'oppressione del regno napoletano".
Un Vin Diesel così non si era mai visto. Come le è venuto in mente di affidargli un ruolo del genere?
Il caso di Sean Connery, Clint Eastwood e tanti altri dovrebbe averci insegnato che è sbagliato rapportarci agli attori d'azione con sufficienza. A farmi scoprire Vin Diesel è stato Multifacial, un cortometraggio di 20 minuti da lui stesso girato e prodotto all'inizio della sua carriera, in cui interpretava ben 5 ruoli. In seguito avevo pensato a lui per un altro film, di cui però non si è fatto niente. Quando poi si è presentata questa occasione è stato quindi naturale sceglierlo come protagonista.
Da cosa nasce l'interesse per questa storia?
Ogni errore dell'autorità risveglia la mia attenzione. In questo caso si è trattato di un episodio eccezionale: 20 imputati, 66 capi d'accusa, 5 giorni di sedute a settimana per ben due anni. Il più lungo processo per mafia nella storia degli Stati Uniti, che la giuria ha buttato dalla finestra, emettendo un verdetto d'assoluzione collettiva dopo appena 14 ore.
Come pensa che sia stato possibile?
Il processo è iniziato con un'ostilità nei confronti degli imputati, perché gli italiani erano invisi alla maggioranza nera della città. Poi si è innescato uno strano meccanismo di carattere più umano che culturale. Non che l'accusa non disponesse degli argomenti per inchiodarli, ma alla fine le prove sono rimaste schiacciate dalla personalità incontenibile di Jack Di Norscio. Questo personaggio così trascinante e sopra le righe è riuscito a stravolgere e offuscare completamente la realtà dei fatti.
Anche lei lo avrebbe assolto?
Non saprei, perché quando ho incontrato il vero Jack Di Norscio, l'ho trovato particolarmente fastidioso. Come tanti altri mafiosi è un tipo caciarone, borioso, furbo ma allo stesso tempo anche stupido ed estremamente dolce. La sua semplicità mi ricorda Berlusconi e Bush. Quella di Berlusconi raccoglie tanti voti, ma è anche molto allarmante. Ed è per la stessa ragione che gli americani continuano a dare fiducia a Bush. Non è simpatico, ma dalla sua ha il fatto di non essere cinico e credere in quello che dice. E poi è disarmante come un bambino. Sempre così contento, che ogni volta che appare in pubblico, sorride come per dire: "Ehi, guardatemi, sono il presidente"!

Non trova inquietante, l'arbitrarietà della giustizia che dimostra il caso Di Norscio? 
A dire il vero no. Nella formulazione di un verdetto, l'elemento umano è altrettanto importante di quello materiale. Di fronte ad opinioni e prove contrastanti, un giudice si pronuncerà sicuramente a favore della persona con cui stabilisce una relazione migliore sul piano umano. Sottoporsi a una giuria popolare, significa quindi almeno non rimettersi a empatia o antipatia di una persona sola.