“Volevo fare un film sul viaggio, dove ogni spettatore si sentisse accanto alla protagonista nello scoprire il mondo”, così il regista Giorgio Diritti presenta Un giorno devi andare, storia di una giovane donna italiana che decide di partire per l'Amazzonia  mettendo in discussione tutte le certezze su cui aveva costruito la propria vita. “Augusta è una donna che sceglie di andare via e trova nella disperazione una nuova strada”, dice Jasmine Trinca, protagonista assoluta del film, che è partita per il Brasile, andando a recitare nella foresta amazzonica, nei villaggi indios e nella favela di Manaus “con uno sguardo innocente, predisposta all'incontro, rispettando il posto e accogliendo la priorità delle cose”.
Scritto da Tania Pedroni e Fredo Valla insieme al regista, il film trae spunto dalla storia di un missionario italiano che si chiamava Augusto e che incontrarono nel 2000 durante un viaggio in Amazzonia. In seguito Giorgio Diritti ha deciso che la protagonista del film fosse una donna: “Perché l'uomo è prepotente, la donna invece è tutela e tempio della vita, ha uno sguardo più aperto nei confronti del mondo”, e Jasmine Trinca aggiunge: “La capacità di rigenerarsi è molto femminile. Giorgio va controcorrente, fa parlare persone che di solito non parlano come le donne o i bambini. Insomma non serve Almodovar per raccontare l'universo femminile!”.
Oltre alla centralità femminile, il film si interroga sul ruolo dell'uomo e sulla precarietà della condizione umana rispetto alla vastità della natura e dell'universo : “Il consumismo ci ha portato a sentirci oppressi”, dice il regista. Che è partito per il Brasile a seguito di dolorose vicende familiari (la morte della madre) un po' come la protagonista, perché “il viaggio ci aiuta a vedere le cose in modo diverso, non si deve andare per forza in Amazzonia, si può andare anche a Fregene o sull'Appennino. L'importante è interrogarsi, in questo c'è il desiderio di vivere meglio e essere felici”.
Ma Un giorno devi andare è anche film sul valore della comunità, perché “il bene del singolo passa dalla comunità, spesso minacciata dal progresso che in funzione dell'efficientismo dimentica l'importanza della dimensione del vivere insieme”. Non solo, “nei momenti di difficoltà la vita inevitabilmente ti porta a dubitare sia che tu sia credente sia che tu non lo sia. Penso che la semplicità di un bambino che corre e ti sorride sia il respiro della vita. Poi lo puoi chiamare Dio o caso, è la vita”.
E sulla religiosità Jasmine Trinca dice: “Non ho avuto un'educazione religiosa, ma il caso ha voluto che anche io partissi dopo una grande perdita. Quindi anche per me è stato un viaggio attraverso il dolore e la comprensione di me stessa. Durante il quale mi sono avvicinata molto alla spiritualità, soprattutto grazie al contatto con la natura, che è una dimensione molto più profonda a cui tutti noi apparteniamo. Purtroppo una volta tornati qui si torna ad essere quelli di prima: contaminati, nonostante il ricordo”.
In uscita nelle sale il 28 marzo, distribuito da Bim in cento copie, Un giorno devi andare è girato in parte in Trentino: “Per creare una netta contrapposizione tra il Brasile e la dimensione europea, della montagna e del rigore. D'altronde gli ambienti raccontano quanto gli attori”, spiega il regista che rispetto al suo precedente film (L'uomo che verrà) porta in scena un'evoluzione del concetto di maternità “non più singola, ma ampia, verso tutti i bambini”.