Pace e bene

in qualità di addetto stampa dei monaci “Guerrieri della Luce”, scrivo una risposta all’articolo pubblicato in occasione del documentario Faith presente a febbraio al festival di Berlino.

Ci dissociamo nella maniera più categorica sia dalla rappresentazione che viene fornita della nostra realtà.

Molte dichiarazioni discostano di molto dalla realtà.

Non sono tollerabili gli attacchi e le insinuazioni dirette al Maestro Lazzarini, descritto talvolta come uno sciocco visionario, altre volte come un despota che tiene imprigionate le persone! Stiamo parlando di un uomo che è stato commissario tecnico di una nazionale italiana (quella di Kung Fu Wushu) con la quale ha vinto diversi titoli mondiali, di un docente universitario dal 2000 al 2002 presso la facoltà di scienze motorie di Verona, di un dirigente federale FIWuK e membro della giunta CONI Trento, di un responsabile nazionale del Kung Fu per l’ente di promozione sportiva ASI, nonché e soprattutto Maestro di discipline olistiche ed orientali. Un uomo che ha lasciato tutti i propri beni e la propria famiglia per un progetto a cui sta dedicando la sua vita con tutto se stesso e che malamente viene descritto negli articoli. Lo stesso uomo despota è presidente attualmente di un’associazione ONLUS che opera nel sociale che dona da mangiare e generi di prima necessità ad una settantina di famiglie nella regione Marche, molte delle quali abitano nel cratere del sisma del 2016. Sempre lui è comandante di un’associazione di protezione civile con la quale forma corpi speciali per interventi a supporto della popolazione in caso di calamità o necessità (come quello attuale) e con la quale ha adottato due ospedali in Senegal, inviando e consegnando un container con materiale sanitario ed un ambulanza. E’ responsabile dei formatori dell’AIV (Accademia Italiana per il Volontariato) ente riconosciuto dalla regione Marche, il primo in Italia a fornire formazione gratuita rivolta soprattutto al mondo del volontariato; inoltre collabora con la Fondazione Pace e Bene per la creazione di un bosco che diventerà un’oasi per animali feriti o in via di estinzione, oltre che un parco protetto. Questi sono solo alcuni progetti dei tanti attivi, di cui il Maestro Lazzarini è ideatore e che attraverso i monaci e altri volontari sta portando avanti.

Diventano così ridicole le accuse secondo cui i monaci siano imprigionati all’interno del monastero, dietro ferree regole rigide. Queste ovviamente ci sono, come in tutte le famiglie, ma vengono scelte, ideate e condivise da ciascuno. Chi non le condivide più è libero poi di andarsene, come già accaduto più volte. Siamo monaci e pratichiamo arti marziali, la disciplina pertanto è un elemento fondamentale, tuttavia essa non prevarica mai in una forzatura.

Non è vero che la comunità non vede persone da anni! Abbiamo fatto una scelta di isolarci dalla vita mondana, ovvero di essere monaci, allontanandoci dallo stile di vita della società moderna, ma non ci siamo isolati dal mondo viste le tante attività poc’anzi descritte che ci permettono di essere nel mondo e di testimoniare i nostri valori. Il film avrebbe questo scopo, sebbene molte sfaccettature non siano state documentate. Faith non rappresenta affatto un testamento del nostro gruppo, né tanto meno la crisi della fede della comunità! Noi Faith lo abbiamo visto e questa crisi non traspare in nessuna sequenza del documentario, si nota invece come qualche giornalista abbia travisato completamente le dichiarazioni della regista!

 

Concludo con la risposta alla domanda più volte apparsa: a quale “guerra” ci stiamo preparando. Le risposte fantasiose da film apocalittico ci hanno lasciato sbigottiti. Volete la risposta reale? Ce l’avete sotto gli occhi, basta spalancare la finestra e la potete vedere! Se è vero che da una parte affrontiamo una “battaglia” interiore per migliorarci e per combattere i nostri difetti, le nostre paure ed i nostri limiti, dall’altra nel piano concreto e reale ci addestriamo per affrontare situazioni come quella rappresentata dal Coronavirus! Ci addestriamo per rendere il nostro monastero un luogo protetto, sicuro ed incontaminato e per aiutare il prossimo in difficoltà. La nostra battaglia è essere vicino alle famiglie che aiutiamo. Pur con tutte le precauzioni del caso, continuiamo a sostenerle e a portare loro ciò di cui hanno bisogno percorrendo diverse centinaia di chilometri alla settimana, nonostante la calamità piombata specie nel nostro paese. La nostra battaglia è assistere gli anziani, le prime vittime di questa epidemia, è cambiare con azioni concrete questo mondo di cui si lamentano tutti e in cui tutti scrivono parole vuote, ma per il quale nessuno si compromette in prima persona e compie azioni reali per cambiarlo.

Gennaro Ferrara