Nelle sale italiane dal 9 giugno, In nome di mia figlia di Vincent Garenq è tratto dalla reale e drammatica vicenda che vede protagonista il dottor Dieter Krombach, accusato di violenze sessuali su diverse pazienti minorenni e dell'omicidio di Kalinka Bamberski. Nel 1982 Kalinka, figlia quattordicenne di André Bamberski, muore mentre è in vacanza in Germania in compagnia della madre e del patrigno (il dott. Krombach). André non si capacita che possa trattarsi di un incidente, avviando un' indagine personale. Diverse prove lo portano ad accusare di omicidio Krombach. Non riuscendo a farlo incriminare in Germania, André dedica il resto della sua vita alla misteriosa vicenda nella speranza di ottenere giustizia.

"Ciò che più mi premeva raccontare era il dramma vissuto da un padre in una simile situazione", dichiara il regista aggiungendo: "I miei precedenti film trattano già dei casi giudiziari, quindi ho preferito concentrarmi più sulla figura di questo padre ostinato e inarrestabile, pronto a tutto pur di fare chiarezza". Il film, ambientato tra Germania e Francia, si svolge perlopiù nei palazzi della giustizia. "In Germania non mi è stato permesso girare in alcun tribunale. È un film che contesta fortemente la giustizia tedesca, quindi era prevedibile non poter contare sulla collaborazione da parte di nessuna realtà. Il film doveva essere una co-produzione franco tedesca, ma per gli stessi motivi la produzione non ha ricevuto alcun finanziamento dalla Germania", ha dichiarato sempre Garenq.

Il film, tratto dal libro che ripercorre l'inquietante vicenda, è distribuito da Good Films e vede protagonisti Daniel Auteuil, Sebastian Koch e Marie-Josee Croze.