Il bravo Andreas Lust, protagonista di Der Räuber (Il rapinatore), la pellicola-studio di Benjamin Heisenberg sulla vicenda realmente accaduta di un inquietante maratoneta, é uno dei possibili Orsi d'Oro di questa edizione della Berlinale. Lust é Johann Rettenberger, il maratoneta – rapinatore di banche. A vederlo correre a perdifiato per i sentieri di montagna, o sui rettilinei d'arrivo della maratona cittadina di Vienna, dopo aver derubato due, tre banche in un solo giorno, in maschera, o a volto scoperto con sguardo stoico, é chiaro che é lui l'eroe di questa Berlinale 2010. Cacciatori e cacciati, uomini in fuga all'ultimo respiro e corse sul filo del rasoio: quello della fuga é uno dei temi di questa Berlinale. Situazioni analoghe ne abbiamo viste in Shutter Island di Martin Scorsese, nel film rumeno sulle carceri If I Want to Whistle ..., nei lavori di Thomas Vinterberg e Thomas Arslan, nella variante slapstick di Zhang Yimou nella commedia A Woman, a Gun and a Noodle Shop. Per non dire del film iraniano in concorso, The Hunter di Rafi Pitts.
Il sintomo di una crisi? Sará. Nella pellicola di Benjamin Heisenberg per fortuna non c'é traccia di metafora. La sua camera ci restituisce quest'uomo, maratoneta e delinquente, attraverso immagini imbevute di silenzio, che riflettono un mondo freddo, estraneo. L'eroe di Heisenbergs é quel Johann Kastenberger alias "Pumpgun-Ronnie", atleta e ladro, che nel 1987 scatenó la piú grande azione poliziesca mai avvenuta in territorio austriaco. Il regista come terapista comportamentale? "Sì", afferma senza ombra di dubbio il bravo cineasta. "Sará un caso, ma mio zio era il celebre fisico Werner Heisenberg". Di sicuro Der Räuber é un caso raro di introspezione senza identificazione; di avvicinamento senza empatia. Un lavoro di impressionante precisione stilistica. Un pezzo di grande cinema. Un sicuro candidato all'Orso.