"Il cinema in Italia nell'ultimo decennio è tornato ad essere un'industria. La quota di mercato è arrivata al 30% e quest'anno potrebbe superarla. L'idea che il governo torni indietro per motivi che non si capiscono da un suo impegno, è inaccettabile, perché l'audiovisivo è una delle realtà più dinamiche del Paese, e metterlo in crisi è un atto di malgoverno. Non ce la si può cavare con battutine e barzellette sul mondo del cinema, quando se non rinnovassero il tax credit metterebbero in ginocchio un settore industriale". Così il presidente dei produttori Anica, Riccardo Tozzi, all'incontro di oggi "Tax credit: una questione di vita o di morte", alla presenza dell'industria e dei sindacati del cinema Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil: "Con lo stanziamento di 80 milioni annui di tax credit e tax shelter si parla per il primo anno di entrate minori per 80 milioni, ma si sviluppa un aumento di produzione, il saldo in 18 mesi è un saldo attivo. E' un provvedimento che non gli costa una lira", aggiunge Tozzi, commentando una situazione che - a breve termine - potrebbe portare a varie iniziative di protesta nel caso non dovesse essere rinnovato il tax credit, quali uno sciopero generale, la serrata dei cinema e un blitz durante il prossimo Festival di Roma.
"Siamo tutti sulla stessa barca, il rischio per il settore è altissimo", prosegue il vicepresidente Anica Giampaolo Letta: "Non abbiamo chiamato autori e attori volutamente, più bravi di noi ad attirare l'attenzione, perché spesso il cinema viene considerato un mondo di privilegiati, mentre dietro i tappeti rossi c'è una macchina e un gruppo di centinaia di migliaia di persone che lavorano".
Silvano Conti, segretario nazionale Slc-Cgil, ha ricordato che il mondo dell'audiovisivo occupa 70mila addetti, che diventano 150mila con l'indotto: "Tra il 2008 e il 2010 in Italia si sono perse 155 unità. La situazione per noi è arrivata al tempo limite. Vedremo nei prossimi giorni, poi ci riconvocheremo e decideremo lo stato di mobilitazione".