Storia e politica, padri e memoria: la 63. edizione del Festival di Cannes - dopo una settimana e in attesa di Luchetti, Loach, Bouchareb - regala pochi capolavori, soprattutto in Concorso, ma trova in alcune linee guida l'identità di un percorso dominato dalla volontà di un recupero che, passando anche per la rappresentazione di difficili rapporti generazionali (su tutti, il conflitto padre-figlio presente in moltissimi titoli, da Tournée di Amalric a Chongqing Blues di Wang, da Un homme qui crie di Haroun a Biutiful di Inarritu), e scostandosi dal particolare per battere i sentieri della Storia, si riappropria ontologicamente dell'immagine: lo fanno - ormai non è una novità - Jean-Luc Godard e l'intramontabile De Oliveira in Film Socialisme e O estranho caso de Angelica (entrambi al Certain Regard), ma soprattutto il rumeno Andrei Ujica con Autobiografia lui Nicolaes Ceausescu (Fuori Concorso), straordinario "documentario" di montaggio, privo di qualsiasi ulteriore commento, realizzato partendo da più di mille ore di filmati dell'archivio della televisione di Stato sul Conducător, mostrandone così in "sole" 3 ore il lungo dominio, alimentato da un culto della personalità ottenuto proprio e soprattutto grazie al controllo e alla manipolazione delle immagini, dal 1965 al 1989. Dall'iperreale all'immaginario, ancora Fuori Concorso oggi è il giorno di Carlos di Olivier Assayas, opera di 333' concepita per il piccolo schermo e incentrata sul "mito" del noto "sciacallo", terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez. Mentre in Concorso arriva Poetry del coreano Lee Chang-dong, storia di una nonna che attraverso l'amore per la poesia combatte la perdita di memoria e un'ingiustizia compiuta dal nipote. Ma il vero componimento poetico di questo Festival rimane ancora Le quattro volte di Michelangelo Frammartino (Quinzaine des Réalisateurs), che raggiunge l'essenza dell'impresa cinematografica: trasformare l'uomo in oggetto - attraverso i quattro cicli "umano, animale, vegetale, minerale" - e invita lo spettatore a farsi film, sintesi di un cammino che porta l'immagine a farsi invisibile, e il suono ad elevarsi a silenzio. Chapeau.