Il vento fa il suo giro in sala. Dopo il successo al London Film Festival e al Bergamo Film Meeting (Rosa Camune d'oro) e decine di altri festival in Europa e nel mondo, il primo lungometraggio in lingua occitana girato nel nostro Paese e diretto dall'esordiente Giorgio Diritti "soffierà" nelle sale italiane da domani venerdì 1° giugno. Ambientato a Chersogno in Alta Val Maira, Alpi Piemontesi, il film - musicato da Marco Biscarini e Daniele Furlati e con un travolgente concerto dei Lou Dalphin - si interroga sulle sorti contemporanee della cultura occitana: "A un certo punto l'hanno quasi ammazzata - dice un personaggio -. Sai perché? Perché era gente tollerante". Una tesi che, in realtà, E l'aura fai son vir - questo il titolo in lingua occitana - contraddice, con un finale di speranza, che consegna la sopravvivenza della tradizione e della vita montana ai giovani. Il paese, popolato quasi interamente da anziani, vive unicamente d'estate, all'arrivo dei proprietari delle seconde case. Una situazione che pare cambiare quando a Chersogno giunge Philippe Heraud (Thierry Toscan), un pastore francese che vorrebbe trasferirsi lì dai Pirenei. Dopo l'iniziale diffidenza dei locali, Philippe, la moglie e i tre figli sono accolti con una fiaccolata di benvenuto dal sindaco Costanzo (Dario Anghilante) e dagli altri abitanti del paese: tutti si adoperano per sistemare la casa che li accoglierà e per dare in concessione i pascoli. Philippe stringe amicizia con Fausto (Giovanni Foresti), ma con il passare del tempo la situazione precipita: le capre e la produzione di formaggi sono invise ai locali, il modo di vivere degli Heraud è oggetto di critiche feroci. La convivenza diventa impossibile. E la valle, dove "un tempo vivevano ebrei, musulmani, eretici, cattolici, tutti insieme", rigetta la tradizionale tolleranza. Realizzato senza finanziamenti statali e co-prodotto da regista, attori e tecnici, Il vento fa il suo giro "è puro cinema indipendente, un film sulla cultura contadina senza l'abituale retorica".  Già legato al gruppo di Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi e Mario Brenta, il bolognese Giorgio Diritti ha ricevuto l'appoggio e i complimenti degli stessi Olmi, Brenta, Piavoli, Lizzani e Avati - di cui è stato stretto collaboratore -: "Ho messo allo specchio l'uomo: i limiti, le debolezze degli occitani sono in realtà universali, in tutto il mondo la gente vi si è riconosciuta". "Non è stato facile - dice Thierry Toscan - non credevo nel film, l'avevo visto partire davvero male, ma poi ce l'abbiamo fatta, ed eccoci qua!". "La condizione del mio personaggio - prosegue l'attore - l'avevo sperimentata io stesso: sono arrivato in Italia nell'82 in un paese vicino a Treviso, e per vent'anni, nonostante fossero brave persone, nessuno mi ha rivolto la parola: alle ragazze impedivano di passare sotto il mio appartamento, solo con i comunisti andavo d'accordo. Oggi le cose vanno bene: destra e sinistra, sono diventato amico di tutti". Altro e grave problema la distribuzione: pronto nel 2005, Il vento fa il suo giro arriva in sala, solo grazie al passaparola e all'aiuto di Cineteca di Bologna, Film Commission Torino Piemonte, CGS e gli stessi realizzatori del film, divenuti coproduttori: "Oggi nel cinema italiano nessuno rischia più. Il sistema cinema, la distribuzione e l'esercizio sono un supermercato: i prodotti che trovi sugli scaffali sono già decisi mesi, se non anni prima". Girato con un budget - escluso il gonfiaggio in 35mm per le copie e la distribuzione, nonché il lavoro gratuito dei collaboratori - di 380mila euro, Il vento fa il suo giro sarà da domani 1° giugno in sala a Roma (Azzurro Scipioni), Milano (Mexico), Torino (Fratelli Marx), Bologna (Lumière) e poi Lecce, Firenze, Napoli e Treviso. Nel frattempo, Diritti è al lavoro su aun altro progetto, attualmente in fase di sceneggiatura, che riguarderà la strage di Marzabotto del 29 settembre 1944, quando i nazisti in ritirata trucidarono centinaia di civili inermi, tra cui  316 donne, 142 anziani di oltre 60 anni e 216 bambini. "Voglio riflettere sul nostro passato - dice Diritti - perchè non si perda la memoria storica: raccontare Marzabotto attraverso una famiglia che si trovò la guerra in cortile...". "Speriamo - conclude il regista - che per cinema e tv non sia un'impresa troppo ambiziosa...".