"Ho deciso di fare il remake di Interview perché mi interessava il legame tra i due protagonisti, il giornalista e la star cinematografica, e lo sviluppo di un rapporto disfunzionale tra intervistatore e intervistata: la filosofia o le idee di Theo van Gogh, che non ho mai conosciuto ma che so essere stato personaggio controverso e provocatorio, non traspaiono minimamente da questo film. L'unica cosa che potevo fare per rendergli omaggio era cercare di realizzare il miglior remake possibile". Così Steve Buscemi, attore feticcio per registi come Jarmusch, Tarantino e i fratelli Coen, qui alla quarta regia di un lungometraggio, spiega il perché di un coinvolgimento artistico che l'ha portato ad inaugurare con Interview - nelle sale italiane dall'11 aprile distribuito da Fandango in 50 copie - la trilogia di rifacimenti americani (gli altri due film, diretti da Stanley Tucci e Bob Balaban, sono 06 e Blind Date) pensati per "portare avanti" l'opera di Theo van Gogh, scrittore e cineasta olandese, discendente del fratello del celebre pittore, assassinato nel 2004 da Mohammed Bouyeri in seguito al suo cortometraggio Submission, duro atto d'accusa all'Islam. "L'aspetto più entusiasmante dell'intera operazione - prosegue Buscemi - è stato quello di poter lavorare con la troupe composta dalle stesse persone con cui abitualmente girava van Gogh e rapportarsi così in maniera più diretta al suo modo di fare cinema: l'utilizzo simultaneo di tre macchine da presa, iniziare con i primi piani sugli attori e portare avanti le riprese in maniera sequenziale rispetto alla storia ci ha permesso di mantenere una spontaneità nell'interpretazione e una fluidità di racconto che, per certi versi, ricalca le dinamiche di una pièce teatrale". L'attore e regista, per la seconda volta dopo Mosche da bar dietro la macchina da presa e protagonista, veste i panni di Pierre Peders, giornalista politico costretto dal suo direttore ad intervistare Katya, attricetta "famosa più per le sue avventure erotiche e le misure fluttuanti del seno che per i film realizzati", interpretata da Sienna Miller: dopo l'iniziale e reciproca disistima i due finiranno nel loft della ragazza e nell'arco della stessa serata arriveranno a confidarsi aspetti inconfessabili della loro esistenza. O sarà solamente una triste messa in scena da parte di entrambi per cercare di portare acqua al proprio mulino? "Quello che mi sorprende di più dell'attuale sovraesposizione mediatica e di programmi pseudoinformativi - spiega ancora Buscemi - è l'inarrestabile crescita di format incentrati sulle celebrities e il loro mondo: quando posso stacco la spina e credo comunque che ancora oggi sia possibile scegliere di vedere o non vedere la tv, leggere o non leggere determinati quotidiani". E a chi gli chiede se sia mai stato protagonista di qualche intervista paradossale, Buscemi risponde: "Ovviamente mai ai livelli di quella raccontata nel film, però ricordo di essere stato intervistato telefonicamente da un giornale inglese e di aver trovato pubblicato giorni più tardi il resoconto di un incontro che sarebbe avvenuto tra me e il giornalista in un bar e, come se non bastasse, che in quella chiacchierata ci fosse finito casualmente anche Tim Roth, mio collega ed amico, comparso anche lui in quel fantomatico bar". Misteri dell'informazione...